Macerata, 6 gennaio 2025 – In provincia di Macerata quasi un’impresa su quattro è guidata da una donna. Esattamente, rispetto alle 30.887 imprese totali, quelle femminili sono 7.473, cioè il 24,2%, una percentuale superiore alla media regionale (23,6%) e che nelle Marche è superata solo dalla provincia di Fermo (24,5%), mentre sono alle nostre spalle quelle di Ascoli Piceno (23,9%), Ancona (23,7%) e Pesaro – Urbino (22,5%). Questo il quadro che emerge da un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia che evidenzia come, nonostante abbia il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, in termini assoluti “l’Italia presenta il numero più elevato di lavoratrici indipendenti”.
Nel 2023, le donne italiane in possesso di partita Iva che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste sono 1 milione e 610mila, a fronte di 1 milione 433 mila e 100 in Francia e 1 milione 294mila e 100 occupate come autonome in Germania. Un record europeo che, secondo la Cgia, evidenzia ulteriormente la notevole propensione degli italiani, sia maschi che femmine, all’imprenditorialità.
Ma quali sono ambiti del lavoro indipendente in cui è maggiormente è presente la componente femminile? “Circa il 56% delle donne imprenditrici attive nel nostro Paese è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro).
Inoltre, poco meno del 20% opera nel commercio, mentre poco più del 10% è attivo nell’Horeca (Hotel, ristoranti e bar) e un ulteriore 6% nell’industria, la stessa percentuale che si riscontra anche nell’agricoltura). Quanti ai possibili fattori alla base di questa presenza, la Confederazione ne individua, in particolare, due.
“Il primo è correlato alla condizione socio-economica: situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi che inducono a considerare l’imprenditorialità come necessità. Il secondo concerne ragioni intrinseche che spingono le donne ad abbracciare tale opportunità. Grazie all’autoimprenditorialità, le donne possono gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari. Inoltre, coloro che si trovano in condizioni di inattività a causa della nascita di un figlio incontrano notevoli difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro. L’autoimpiego si è così affermato come uno degli strumenti più efficaci per riconquistare protagonismo nella propria vita professionale e realizzare i propri obiettivi e aspirazioni”.
f. v.