LORENZO MONACHESI
Cultura e spettacoli

Da manovale a sceneggiatore: “Le mie storie emozionano”

Matteo Calzolaio, 32 anni, ha firmato la serie “Sono Lillo 2” su Amazon Prime. “Tante porte in faccia, ma io non ho mai mollato. Macerata? È nel mio cuore”

Matteo Calzolaio, maceratese, sceneggiatore di 'Sono Lillo 2' su Amazon Prime. A destra l'attore comico Lillo Petrolo

Matteo Calzolaio, maceratese, sceneggiatore di 'Sono Lillo 2' su Amazon Prime. A destra l'attore comico Lillo Petrolo

Macerata, 12 gennaio 2025 – “Non ho mai mollato nonostante le tante porte sbattute in faccia, ma quando arriva l’occasione bisogna farsi trovare pronti”. Racconta la sua storia lo sceneggiatore maceratese trentaduenne Matteo Calzolaio che ha firmato la serie “Sono Lillo 2” assieme a Tommaso Renzoni e Matteo Meduini. “Quest’anno – aggiunge – uscirà su Amazon Prime una serie animata, scritta assieme ad altri, doppiata da volti noti, e adesso stiamo scrivendo una serie Comedy in uscita il prossimo anno”.

Calzolaio, da quanto tempo fa lo sceneggiatore?

“Nel 2018 mi sono trasferito da Bologna, dove ho frequentato l’università, a Roma e ho iniziato la gavetta, sono partito dal basso facendo il manovale nei set e così ho conosciuto persone che mi hanno indicato la strada verso la sceneggiatura”.

“Sono Lillo 2“. Se Posaman va a Hollywood
Nella seconda stagione di "Sono Lillo" su Prime Video, il comico Lillo Petrolo ritorna nei panni di sé stesso e del supereroe Posaman, affrontando nuove avventure con un cast di attori di spicco e sorprese inaspettate sul set americano.

Cosa pensava di fare un giorno quando era studente allo scientifico Galileo Galilei di Macerata?

“Il professore di storia, a quei tempi avevo il mito di Indiana Jones. A Bologna ho conseguito la laurea triennale in Storia e poi la magistrale in Italianistica, ho inoltre frequentato dei corsi di sceneggiatura”.

I suoi cosa le hanno detto quando ha confidato di volere intraprendere una carriera che a priori non dà certezze?

“Erano molto contenti pur sapendo che sarebbe stato un percorso lungo e difficile, mi hanno lasciato sempre libero di fare ciò che più mi piaceva, sapendo che ogni volta che inizio qualcosa lo porto fino alla fine cercando di raggiungere gli obiettivi. Poi mio padre Osvaldo è un cinefilo”.

Quando è scoccato l’amore per il cinema?

“Ce l’ho sempre avuto, con mio padre e i fratelli abbiamo visto tanti film assieme. A 13 anni ho visto “Borotalco” di Verdone e ho capito che avrei voluto fare la commedia perché dà la possibilità di sorridere raccontando le nostre sofferenze”.

Quando ha pensato che la scrittura sarebbe potuta essere una professione?

“Quando la gente del settore mi ha detto che le mie storie avrebbero potuto emozionare qualcuno, che trasmettevano qualcosa”.

Qual è stata la difficoltà per farsi conoscere?

“Non c’è una strada prefissata da seguire per arrivare dove si vuole. Occorre studiare, mantenere la barra dritta e scrivere tanto”.

Come è riuscito a non mollare e a non demoralizzarsi quando ha visto le porte chiudersi?

“Non è stato semplice, però mi sono messo nei panni dello spettatore che investe il tempo per vedere qualcosa e vuole che quel tempo sia speso bene, che gli arrivi qualcosa. Alla fine tutto ciò mi ha motivato sempre di più”.

Quando è arrivata l’occasione che ha colto al volo?

“Nel 2021 quando ho scritto il podcast Fuori per tre soldi (Rai Radio 3) che tratta delle carceri minorili. C‘è stato l’incontro con Renzoni (lo sceneggiatore di Lillo) che ha creduto in me e con lui sto lavorando tantissimo. In quel momento ho messo il turbo”.

Nel suo lavoro ci sono scadenze da rispettare: le mette ansia questo pressing?

“No, ho una mentalità agonista. È uno stimolo a fare ancora meglio quando ho la pressione addosso”.

Torna spesso a Macerata?

“Sì, compatibilmente con i vari incastri. Macerata è la mia città e ogni volta mi si apre il cuore”.

Qual è il luogo maceratese del cuore?

“Piazza della Libertà. Ho frequentato lo scientifico nella sede di Palazzo degli Studi e ricordo quando uscivamo dalla scuola e ci trovavamo tutti lì”.

Qual è stata la difficoltà di trovarsi all’improvviso in una grande città come Roma?

“C’è stato un momento di sbandamento perché all’inizio non conoscevo nessuno. Roma la adoro, ho i miei luoghi preferiti e non mi stanca la metropoli”.

Allora non tornerà a Macerata per rimanervi?

“Chissà, forse a 60 anni”.