PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Multe e Iva affossano società di Sgarbi

Fallita l’Aretè che curava i diritti d’immagine del critico d’arte: debiti per oltre un milione

CRITICO D’ARTE Vittorio Sgarbi

Macerata, 2 marzo 2016 - Un debito di un milione e 300mila euro ha fatto fallire la società Aretè, che cura le attività del critico d’arte Vittorio Sgarbi. La somma, reclamata da Equitalia, è fatta quasi interamente di multe non pagate per infrazioni al codice della strada.

La sentenza è stata pronunciata nei giorni scorsi dai giudici Iacoboni, Reale e Tinessa del tribunale di Macerata, dato che la sede della società è a San Severino. Giudice delegato è Tiziana Tinessa, che ora sorveglierà le procedure per tentare di restituire agli enti quello che rivendicano.

L’ammontare del debito è costituito dal mancato pagamento dell’Iva sulle varie fatture per mostre, eventi e iniziative varie legate a Sgarbi. Ma il grosso – un milione di euro – è dato dalle multe accumulate negli anni per eccesso di velocità o ingressi nelle Ztl dei centri storici, fatte alle auto intestate alla Aretè. Le multe arrivano da tutta Italia, anche da Urbino, dove Sgarbi è assessore ma non ha mai fatto registrare la targa dell’auto che usa. Inoltre, nel caso di contravvenzioni per eccesso di velocità, la multa si raddoppia quando non viene comunicato il nome del conducente, come faceva sempre la Aretè quando riceveva la notifica.

Molte sanzioni sono state impugnate dall’avvocato Giampaolo Cicconi, e annullate, ma moltissime sono rimaste in piedi, legate anche alla intensissima attività di Sgarbi, chiamato a tenere conferenze dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. In passato Equitalia aveva cercato di far sequestrare diversi beni legati al critico e alla sua famiglia, come la casa di Ariosto a Ferrara, ma sono stati tutti recuperati. Inoltre erano state presentate anche delle denunce per evasione fiscale contro l’amministratrice della società Aretè, cioè la mamma di Sgarbi, Rina Cavallini, finite però sempre con le assoluzioni.

Ora però Equitalia, legittimata ad agire per recuperare le somme dovute agli enti, assistita dall’avvocato Andrea Giuliodori ha deciso di andare a fondo, presentando l’istanza di fallimento. E l’istanza è stata accolta. La prima assemblea dei creditori è stata fissata a giugno. Nel frattempo però, a novembre è morta Rina Cavallini, quindi la società – una srl - non ha più amministratore. Il 95 per cento delle quote societarie sono in mano a un trust, una cassaforte giuridica che Equitalia dovrà tentare di aprire, se vuole recuperare qualcosa. Bisognerà vedere se sarà possibile.