Macerata, 19 dicembre 2024 – “Facciamo il nostro mestiere con professionalità e passione, ma la situazione al pronto soccorso non è più tollerabile. Tutti i giorni subiamo violenze verbali, quando non fisiche”. Virginia Berdini e Alessio Verdicchio sono i due infermieri aggrediti all’ospedale di Macerata la notte fra lunedì e martedì scorsi, quando un 36enne pugliese ha dato in escandescenze, aggredendo il personale e danneggiando gli arredi.
“Siamo professionisti, sappiamo svolgere, nonostante le carenze della struttura, il nostro lavoro al meglio – dice Berdini –. Vogliamo adeguate tutele. Il triage del pronto soccorso va assolutamente blindato, e serve un presidio delle forze dell’ordine 24 ore su 24, mentre adesso c’è solo in mattinata. Noi infermieri, lì, riceviamo pazienti con le problematiche più disparate, e a dividerci dalla sala d’attesa c’è solo un separè".
L’aggressore ha dapprima aggredito Verdicchio, mettendogli le mani al collo. Mentre la collega chiamava la guardia giurata, l’ha colpita con il telefono, mentre Verdicchio e le persone in sala d’attesa, insieme alla guardia giurata sopraggiunta, sono intervenuti bloccandolo.
"Svolgiamo il nostro mestiere sotto un’enorme pressione; i problemi che aumentano e le liste d’attesa sempre più lunghe. Aiutiamo tutti, ma lavorare è sempre più difficile – spiega Verdicchio, infermiere 38enne –. Amo il mio lavoro, ma più di una volta ho dovuto sporgere querele e sono tornato a casa con la rabbia di aver dovuto far fronte a persone che mi hanno insultato. L’altra sera poteva andare peggio. Sono più arrabbiato con l’azienda che con il ragazzo che ci ha aggredito. C’è chi ci minaccia, chi ci sputa addosso. Con i colleghi siamo un gruppo eccezionale, affiatato; lavoriamo tantissime ore, ma servono tutele. Succede talvolta perfino che arrivi un ferito, poi la persona che lo ha ferito, ed è il caos”. Il pronto soccorso ha delle telecamere, ma secondo Verdicchio “serve una modifica degli spazi; il triage deve essere protetto, ci sono informazioni sensibili e non ci sono divisori con la sala d’attesa. Riceviamo aggressioni verbali quotidianamente. Serve un presidio h24. Il paziente aggressore era venuto altre volte e tempo fa aveva anche detto di avere in tasca un coltello. Le telecamere dimostrano quello che è successo, ma non servono a tutelarci, in certi casi. La collega mi ha salvato chiamando subito i soccorsi, mentre il ragazzo mi metteva le mani al collo. C’erano 40 persone, non voglio pensare cosa sarebbe potuto succedere se nella sua furia fosse capitato un bambino”.