LUCIA GENTILI
Cronaca

Via libera alla riforma della scuola. Ma il voto in condotta fa discutere

Il dirigente Rossini: "Non è esaustiva né esauriente". Flc Cgil, Di Pierro: "Non si va alla radice del probleme"

Via libera alla riforma della scuola. Ma il voto in condotta fa discutere

Il dirigente Rossini: "Non è esaustiva né esauriente". Flc Cgil, Di Pierro: "Non si va alla radice del probleme"

La Camera ha approvato in via definitiva il ddl Valditara sul voto in condotta. Un provvedimento che prevede ad esempio la possibilità di bocciare gli studenti con 5 in condotta e il ripristino della valutazione numerica del comportamento nelle scuole medie. Tra le altre misure più significative, l’introduzione di multe per chi aggredisce il personale scolastico; il debito a settembre con il 6 in condotta. E ancora, il peso della valutazione del comportamento in vista del diploma: ora solo coloro che otterranno un voto in condotta pari o superiore a 9 decimi potranno ricevere il punteggio massimo nel credito scolastico. "Questa riforma ha il merito di ridare autorevolezza alla funzione del docente, a fronte di atteggiamenti non consoni nei confronti della scuola e dei suoi lavoratori. Però, di contro, non è esaustiva né esauriente – esordisce Riccardo Rossini, dirigente scolastico da vent’anni, presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi –. Spesso chi matura voti in condotta negativi, dietro all’esuberanza, alla trasgressione, alla violenza, al non voler studiare, cela una richiesta di attenzione e aiuto, che esprime un disagio interiore. Ciò che manifesta è solo la punta dell’iceberg. Quindi, oltre all’aspetto sanzionatorio, non bisogna dimenticarsi quello più importante, educativo e formativo, facendo capire allo studente: "Hai sbagliato, ma io ci sono", offrendo supporto e accrescendo la sua autostima. Il disagio non si può esaurire soltanto inasprendo il regime sanzionatorio, il problema è più complesso e non si può liquidare con una punizione".

Rossini riflette poi su "un vulnus legislativo": col 6 in condotta il giudizio è sospeso e scatta il debito a settembre (lo studente dovrà presentare un lavoro di educazione civica). "Alcuni aspetti restano oscuri – dice il preside -. In tutte le altre discipline il 6 è sufficiente, perché per la condotta no? È paradossale, e cozza con un altro decreto sulla valutazione ancora in vigore (122 del 2009)". La riforma del voto in condotta è legge. Alla primaria tornano i giudizi sintetici. "Il decreto impatterà su una scuola già provata da continue riforme e riformette – spiega Ivan Di Pierro, segretario provinciale Flc Cgil -. Non si va alla radice del problema. La scuola pubblica ha innanzitutto il compito di formare il cittadino. Alla primaria tornano buono, sufficiente, ottimo ecc..., e si abbandona il giudizio descrittivo, che comunque rappresentava una forma di dialogo con le famiglie, si soffermava sul valore dell’apprendimento del figlio, e sarebbe stato invece da estendere anche agli altri ordini scolastici. Gli studenti non sono un numero, ma persone con determinate caratteristiche. Valore al docente non si ridà con le multe, ma piuttosto stabilizzandolo, permettendogli una stabilità didattica. Un insegnante su quattro è precario. Tra l’altro con le sanzioni si rischia di creare più astio verso i docenti, la punizione non è educativa. Sembra una scuola basata sulla legge del più forte, quando invece dovrebbe basarsi sulla costruzione di rapporti umani, sociali, identitari di un territorio".

"È l’ennesima riforma – interviene Ugo Barbi, segretario provinciale Snals –. Ogni governo fa una riforma e si sommano i vari cambiamenti. Il risultato: caos e confusione. Il ritorno al vecchio sistema "buono, sufficiente…" secondo me può essere positivo perché i giudizi descrittivi erano difficilmente comprensibili dalle famiglie. Come pure la circolare dello stop dei cellulari fino alle medie anche a scopo didattico. Ma, allo stesso tempo, non mancano perplessità. Ad esempio sulla filiera formativa tecnologico-professionale di quattro anni, con una riduzione pure oraria. Si rischiano di perdere posti di lavoro? Non ci sono ancora le linee guida".