di Francesco Rossetti
Con la traduzione dal turco di ‘Pietra e ombra’ di Burhan Sönmez, Nicola Verderame è il vincitore della sesta edizione del premio Annibal Caro. "Orgogliosamente" salentino ma residente a Braunschweig, in Germania, Verderame si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento battendo in finale Riccardo Duranti, traduttore dall’inglese di ‘’Oltremare“ di Paul Lynch, e Ileana Zagaglia, dal francese, di ‘Alla linea’ di Joseph Ponthus.
Verderame, dalla Germania a Civitanova per il premio?
"Sì, si tratta di un concorso davvero entusiasmante, che impegna duecentoquaranta giurati. Tra questi vi era un gruppo di lettura composto da italiani che vivono a Berlino. Gli organizzatori hanno dato risonanza nazionale a Civitanova e mi ha fatto piacere vedere testi tradotti dal francese e dal turco, oltre che dall’inglese. Così tutti hanno avuto modo di conoscere altre letterature".
Dove nasce la passione per la Turchia?
"In realtà è stato qualcosa di casuale. Ho intrapreso gli ‘Studi islamici’ all’Università Orientale di Napoli, dove poi ho insegnato. Dopodiché ho conseguito un master in ‘Turkish studies’ in Olanda e infine il dottorato in ‘Storia ottomana’ a Berlino. Tutto ciò si è trasformato in un impiego".
Quindi di lavoro il traduttore? "Sì, a tempo pieno. Non è una professione particolarmente tutelata e stabile ma ti dà la possibilità di far conoscere autori poco noti. In Italia si traduce molto ma acquisisce visibilità soltanto chi scrive".
Adesso a cosa sta lavorando?
"Mi occupo di un giallo ambientato in provincia in cui la protagonista è una sarta che veste i panni di detective. Inoltre, sto proponendo libri ancora sconosciuti alle case editrici; in questo lavoro è molto importante lo scouting".
Quali altre letture la appassionano?
"Ho iniziato traducendo un libro di poesie, sono un amante del genere. Questo mi ha aiutato in ‘Pietra e ombra’, perché quella di Sönmez è una scrittura molto immaginifica".