LORENZO MONACHESI
Cronaca

Una vita con la divisa. Calamita saluta i vigili: "I miei 37 anni spesi per aiutare gli altri"

Dal salvataggio di un bimbo da un investimento, agli incidenti mortali. Il vice comandante si racconta tra le emozioni: "Ho cercato. di accumulare esperienza e di trasmetterla ai miei colleghi".

Una vita con la divisa. Calamita saluta i vigili: "I miei 37 anni spesi per aiutare gli altri"

Una vita con la divisa. Calamita saluta i vigili: "I miei 37 anni spesi per aiutare gli altri"

"Mercoledì è stato uno di quei giorni in cui ho rivisto in un attimo i 37 anni passati nella polizia locale di Macerata e non nascondo di essermi emozionato". Il commissario capo Fabrizio Calamita, vice comandante della polizia municipale di Macerata, pensa a quel giorno quando è stato organizzato un incontro nella sala consiliare per salutarlo perché da domani sarà in pensione. "Il comandante Danilo Doria – spiega – mi aveva detto che mercoledì scorso ci sarebbe stato il saluto ai nuovi arrivati e a me che avrei lasciato. Ma non sapevo che avrebbe invitato i sostituti procuratori, i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Mi ero preparato due righe sapendo che mi sarei emozionato parlando a braccio, le ho lette temendo di non riuscire ad arrivare alla fine e comunque 2-3 volte mi sono fermato".

Calamita, accanto a lei c’erano i giovani nuovi arrivati. Non è che vederli le ha fatto pensare ai suoi inizi?

"In effetti vederli ha influito sul mio stato emotivo perché mi ha fatto tornare indietro nel tempo e mi sono accorto che 37 anni sono volati in un attimo".

Qual è stata la reazione dei colleghi con i quali ha condiviso tantissime giornate?

"Li ho visti emozionarsi al saluto e sono felice di avere lasciato qualcosa a questo Comando".

Quando è entrato in servizio?

"Il 16 marzo 1987".

Cosa l’ha spinta a fare il concorso per entrare nei vigili urbani?

"Mi era piaciuto svolgere il servizio di leva nei carabinieri, quando ho finito ho ripreso il lavoro nell’azienda di serramenti, era un’occupazione che mi soddisfaceva, facevo preventivi, prendevo misure, ero responsabile dei montaggi ma a un certo momento ho iniziato a partecipare ai concorsi fino a quando non l’ho vinto".

Si ricorda il primo servizio?

"L’ho fatto a piedi in corso Cavour e in corso Cairoli. Dopo un mese Gino Moretti mi chiese se sapessi portare bene la moto, gli risposi di sì e sono così diventato motociclista della polizia municipale".

Chissà quanti episodi le sono capitati in 37 anni, qual è quello che ricorda con piacere?

"Un pomeriggio chiama una madre disperata perché non trovava più il figlio di 5-6 anni, lei stava parlando al telefono con un’amica e non si era accorta che il bambino si era allontanato. Era comprensibilmente disperata. Stavo in moto con un collega e siamo andati in via dei Velini. In un’ora abbiamo cercato ovunque, rifatto il giro del piazzale dello stadio pensando che il piccolo non potesse allontanarsi più di tanto. Stava diventando notte quando lo abbiamo visto vicino all’ingresso della tribuna. Stava piangendo, siamo scesi dalla moto di corsa, lo abbiamo tranquillizzato e chiamato i genitori che ci hanno abbracciato. Un momento da pelle d’oca. Ma c’è un altro episodio che ricordo molto volentieri".

E qual è?

"Stavo facendo servizio lungo corso Cavour quando vicino alla farmacia ho visto un ragazzino di 10-11 anni che stava per attraversare la strada quando mi sono accorto di un veicolo che stava procedendo a una velocità sostenuta. Ho fatto un salto e ho trattenuto quel bambino per il braccio mentre il veicolo passando lo ha sfiorato. Era un investimento certo. In quel momento mi sono sentito utile".

Quali sono stati i momenti difficili?

"Ogni volta che ho rilevato degli incidenti mortali. Ricordo quello di un bambino avvenuto nei pressi del passaggio a livello. Siamo arrivati assieme ai mezzi di soccorso e purtroppo non c’è stato niente da fare. Ancora oggi ricordo l’ispezione cadaverica. Un altro episodio è di quella donna investita da un autobus in piazza Marconi".

Non le mette un po’ di apprensione che da domani la sua giornata potrebbe essere meno piena?

"Coltiverò gli hobby, andrò in bici, farò la corsetta giornaliera, seguirò mio figlio che gioca a calcio, curerò il giardino. Non mi fanno paura le prossime giornate perché ho tanti lavoretti da fare, anche se un po’ mi mancherà non andare in servizio dove nulla mi preoccupava sapendo di fare parte di un Corpo con colleghi pronti, preparati e sui quali fare affidamento".

Lei ha due figli, nessuno ha pensato di raccogliere il suo testimone?

"Lorenzo, il più grande, si è laureato in ingegneria meccanica e dopo avere lavorato in aziende private ha vinto il concorso nei vigili del fuoco come ispettore antincendio. Riccardo a settembre si laurererà in Scienze motorie".

Cosa le hanno dato i 37 passati nella polizia locale?

"La possibilità di aiutare gli altri, di crescere come persona, di capire quante difficoltà ci sono in giro, quanti problemi hanno le famiglie come quando leggi sul volto dei figli o dei genitori in occasione di un Tso. Ho cercato di accumulare esperienza e di trasmetterla ai colleghi".

Qual è il suo atteggiamento di fronte al fatto che da domani si volta pagina?

"Dispiace quando si lascia un lavoro a cui si è tenuto molto ed è stato svolto in maniera corretta, però il dato anagrafico è quello ed è ora di andare".