REDAZIONE MACERATA

"Una ragazza coraggiosa, voleva tornare a vivere"

Il nonno Gualtiero per la prima volta a Macerata: era di una dolcezza immensa "Cinque anni fa l’ingresso in comunità, era felice per la scelta di rinascere"

Esattamente cinque anni fa, Pamela Mastropietro entrava nella comunità Pars di Corridonia e ieri, in questa data simbolica del 18 ottobre, per la prima volta il nonno Gualtiero è arrivato a Macerata per ricordare l’adorata nipotina. Con lui, la moglie Giovanna Rita, nonna di Pamela, e la mamma della ragazza, Alessandra Verni.

Tutti e tre hanno fatto visita, fiori alla mano, al piccolo parco di via Spalato, davanti alla casa in cui abitava Innocent Oseghale e in cui Pamela è stata uccisa e fatta a pezzi, il pomeriggio del 30 gennaio del 2018. Qui, da allora, è stato allestito uno spazio, con tanti fiori e bigliettini, dedicato alla ragazza, ammazzata all’età di 18 anni e ritrovata in due valigie sulla strada che da Casette Verdini porta a Pollenza.

"Il 18 ottobre di cinque anni fa, mia nipote entrava nella struttura di Corridonia, ecco perché oggi ci tenevo ad essere presente qui a Macerata – racconta il nonno, che per omaggiare Pamela ha comprato una mimosa –. Ricordo che quel giorno del 2017 lei era felice, diceva ‘Voglio tornare a vivere’, ne era assolutamente convinta e tutti noi eravamo felici insieme con lei per la scelta coraggiosa che aveva preso, quella di rimettersi in sesto e rinascere. Lo meritava. Meritva di vivere, non di essere uccisa da quell’essere. Mia nipote non era una tossicodipendente, semmai quella era la conseguenza del suo disturbo borderline: era un effetto, e non la causa dei suoi problemi come troppo spesso ho sentito dire".

Nonno Gualtiero ricorda tutto di quel 18 ottobre 2017: "Era convinta di andare fino in fondo, diceva ‘Se ho sbagliato, voglio uscirne, e ricomincio proprio da qui’. Certo, non era facile per lei staccarsi da noi, dalla sua famiglia, ecco perché parlo di scelta coraggiosa, quel giorno infatti quando dovevamo salutarci e lasciarla lì Pamela ha pianto a dirotto, sono immagini che abbiamo ben impresse nella memoria".

Da quel momento, i familiari sono sempre andati a trovarla: "L’abbiamo vista a novembre – racconta la mamma –, ricordo ancora l’abbraccio fortissimo che mi ha dato alla fine della nostra visita, non lo dimenticherò mai. Ho scattato una foto, sembrava felice, si stava rimettendo bene in sesto. L’abbiamo rivista a gennaio, era convita di andare fino in fondo con il percorso che aveva iniziato, era determinata".

Com’era Pamela? "Si era ‘comprata’ il nonno con la sua immensa dolcezza – riprende Gualtiero –, ecco qui (mostra la foto di lei al maneggio di Santa Marinella, ndr), questa era lei, sorridente, dolce e felice, lei era così. Credo che quella giornata sia uno dei ricordi più belli che ho di lei". "La sua anima è qui, lo sento – dice la nonna Giovanna Rita –, riesco ancora a sentire mia nipote. Eravamo molto legati, nostra nipote merita giustizia".

In tarda mattinata, i nonni e la mamma di Pamela hanno lasciato via Spalato per assistere all’udienza in tribunale di opposizione all’archiviazione dell’inchiesta bis su eventuali complici di Oseghale.

Chiara Gabrielli