Candidato a entrare nel Registro delle ricette della cucina marchigiana, con tanto di logo, lo "pulendo’ co li furbi e l’abbiti". Il piatto, simbolo della identità marinara civitanovese, sulla base della legge regionale 6/2024 relativa alla Promozione e valorizzazione delle ricette e dei menù della cucina marchigiana ambisce a diventare espressione del patrimonio enogastronomico e culturale della regione, per essere utilizzato come strumento di valorizzazione del territorio. E pazienza se, a volerlo assaggiare, si potrebbe girare per ore, o per giorni, senza trovare in città un ristorante di pesce che lo proponga nel suo menù.
Ora però che la normativa regionale promuove un "Programma di sostegno delle ricette della cucina marchigiana" per garantire la qualità dell’offerta, la tutela del consumatore e l’individuazione di produzioni agroalimentari caratteristiche, l’amministrazione comunale si avvia a candidare il piatto tipico "a vantaggio – spiega – dell’immagine e dell’economia turistica e ristorativa cittadina". La dicitura dialettale che identifica la ricetta sarebbe "Lo pulendò ‘ngo li furbi, l’abbiti e le patate", che davanti ai fornelli si traduce in una pentola in cui cucinare piccoli polpi (furbi), le bietole (abbiti) e le patate. Un mix fra terra e mare, che risale all’epoca in cui con il baratto si portava a casa qualcosa da mangiare, a quando le pescivendole con il loro carretto raggiungevano la campagna per vendere il pesce e scambiavano i loro prodotti con quelli della terra. Il piatto già viene promosso ogni anno nella manifestazione Gustaporto. C’è poi l’Accademia Primo Dialetto Guarnieri di Civitanova che vanta una ricerca storica sulla ricetta originaria, e che ha donato all’amministrazione comunale il documento comprensivo del marchio. Però l’Accademia risulta attualmente sciolta e non è possibile portare avanti l’acquisizione del marchio da un soggetto giuridico non più esistente, pertanto sarà il Comune ad avviare la procedura per il riconoscimento e la valorizzazione del piatto tipico quale forma di eccellenza regionale, mediante la realizzazione di un proprio logo ufficiale da concedere alle realtà ristorative che realizzeranno il piatto tradizionale.
In bilancio sono stati stanziati 2mila euro, somma necessaria a coprire i costi connessi allo studio grafico del marchio istituzionale, alla sua registrazione e alla promozione dello stesso.
Lorena Cellini