
Il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci indagato con l’accusa di falso per la pratica sulla delocalizzazione di un allevamento
Il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci e la responsabile dell’Ufficio tecnico Annarita Luccio finiscono sotto inchiesta con l’accusa di falso, per la vicenda relativa alla delocalizzazione dell’allevamento di suini di Roberto Micheli.
La vicenda è legata al terremoto. Dopo le scosse l’allevatore, titolare dell’azienda agricola "La collina", aveva chiesto di delocalizzare l’attività. Ma dopo aver presentato cinque pratiche in Comune, tra ricostruzione e nuovi investimenti, tutte respinte, e aver perso investimenti e fondi, Micheli era arrivato a incatenarsi davanti alla sede dell’Ufficio ricostruzione a Piediripa, a marzo del 2022, esasperato per l’impossibilità di riprendere il suo lavoro. Il problema era legato alla scelta del sito: Micheli aveva individuato un’area che per il Comune non era idonea, essendo troppo vicina all’abitato. Dopo i ricorsi al Tar e le istanze, l’allevatore aveva anche denunciato alla procura la vicenda. In un primo momento, il sostituto procuratore Enrico Barbieri aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Ma Micheli, assistito dall’avvocato Francesco Copponi, aveva fatto opposizione. E il giudice per le indagini preliminari Giovanni Manzoni ha accolto i suoi rilievi: quanto all’accusa di abuso d’ufficio, il reato ormai è depenalizzato, ma il gip ha ritenuto ipotizzabile l’accusa di falso per induzione e ha invitato la procura a formulare l’imputazione nei confronti del sindaco Gentilucci e della dirigente Luccio.
In sostanza, il Comune avrebbe indotto in errore l’Usr, facendo autorizzare la delocalizzazione dell’azienda a Seggiole, in un’area diversa da quella chiesta da Micheli, sulla base di presupposti falsi: una variante urbanistica che vietava di collocare l’azienda nel centro abitato, variante che però era stata annullata dal Tar, e assicurando che l’area a Seggiole era disponibile, quando invece era stata acquistata da un vicino con il diritto di prelazione. Come spiega il giudice Manzoni nella sua ordinanza, il Comune conosceva sicuramente la trattativa in corso sul terreno a Seggiole, anche perché il proprietario l’aveva comunicata sia al sindaco sia alla responsabile dell’ufficio tecnico. Dunque in Comune sapevano che quell’area non avrebbe mai potuto accogliere l’azienda agricola di Micheli. L’udienza preliminare è stata fissata ad aprile. In tribunale i due imputati, difesi dagli avvocati Andrea Nobili e Francesca Sbriccoli, potranno dare la loro versione e respingere l’accusa.