
Pierfrancesco
Giannangeli
Cambiamento climatico e caldo mandano in soffitta la cravatta, che fino a qualche anno fa, in alcune selezionate circostanze, anche d’estate si indossava senza problemi. Adesso proprio non si riesce, lo certificano pure i governi. Ultimo esempio in ordine di tempo il premier spagnolo Pedro Sanchez, che venerdì sera si è presentato al rito della conferenza stampa senza cravatta. Ha voluto dare l’esempio ai suoi connazionali, invitando a seguirlo in previsione del piano di risparmio energetico. "Ho chiesto ai ministri, a tutti i dipendenti pubblici e vorrei chiederlo anche al settore privato, se non lo ha già fatto, di non indossare una cravatta quando non è necessario" ha detto Sanchez. Altri Paesi hanno da tempo sdoganato un abbigliamento ancora più informale se l’estate è infuocata, senza la giacca: il Giappone ha "liberato" i lavoratori addirittura dal 2005 e recentemente la Gran Bretagna ha fatto cadere l’obbligo per i parlamentari della Camera dei Comuni.
In Italia interventi ufficiali ancora non ce ne sono, ma il Ministero della salute informa che togliere la cravatta abbassa fino a tre gradi la temperatura del corpo, con giovamento significativo pure per l’ambiente (oltre che per l’incravattato).
Indossare o meno la cravatta apre però anche altre questioni in questi giorni. Al centro del dibattito c’è la Francia, dove ha raggiunto toni altissimi la polemica sul metterla o meno durante i lavori parlamentari: tra accuse di "abbigliamento sciatto" da una parte e "arroganza sartoriale" dall’altra che rimbalzano da destra a sinistra e viceversa. Un momento indimenticabile.
La questione - al netto del fatto che se tutti indossassero la cravatta sarebbero formalmente uguali, ed è vero esattamente il contrario - forse è un’altra: quanto la cravatta è segno di autorevolezza? Una scemenza detta con la cravatta resta tale, e un’intuizione spiegata in maniche di camicia rimane preziosa. Andare oltre gli stereotipi è la soluzione.