di Giorgio Giannaccini
"La sindaca Noemi Tartabini sa bene che il 25 aprile non è la festa del concetto di libertà, ma è la ricorrenza della Liberazione del nostro paese dalla dittatura fascista. Nonostante ciò alcune parole sono state accuratamente evitate nel suo discorso: fascismo, nazismo, antifascismo, resistenza e partigiano. Non pronunciare nessuno di questi termini nel giorno del 25 aprile trasforma una carica istituzionale in una caricatura istituzionale". E’ questa la polemica, a Potenza Picena, dell’ex deputato Mario Morgoni in merito alla celebrazioniedi ieri per il 78° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale e dall’Anpi locale, ha visto nella mattinata la deposizione di due corone di alloro: una sulle stele di piazza Matteotti e l’altra sul monumento di piazza Douhet, e di due mazzi di fiori nelle vie intitolate ai partigiani Mariano Cutini e Mariano Scipioni. Presenti alla cerimonia le autorità civili, militari, le associazioni combattentistiche e d’arma, le Pro Loco, la Protezione civile, il gonfalone del Comune, la Croce Rossa e la banda cittadina. Il ricordo, nelle parole del sindaco Noemi Tartabini e del presidente Anpi Luca Manzi, è andato alla figura di Lucio Pastocchi, ultimo partigiano potentino scomparso solo un mese fa. "Questa ricorrenza – ha detto la Tartabini – si ritrova a fare i conti, anno dopo anno, con un progressivo venir meno di coloro che il 25 aprile lo vissero e lo resero possibile. E oggi abbiamo un compito importantissimo: quello di trasmettere tutto questo ai nostri ragazzi, che dovranno continuare a difendere con convinzione la libertà conquistata e la pace". Eppure, l’ex deputato Morgoni ha avuto molto da ridire sulla manifestazione. "La sindaca Tartabini ha parlato genericamente di libertà ma le sue parole potevano essere riferite indifferentemente al valore della libertà nell’antica Grecia o nella Francia della rivoluzione del 1789 – ha ribattuto Morgoni –. Eppure le radici della sindaca parlano di antifascismo, di lotte di emancipazione e di giustizia sociale. Suo nonno con i suoi fratelli sono stati un simbolo nel nostro territorio di quel comunismo italiano che ha contribuito a cancellare la vergogna del fascismo, un simbolo della lotta dei contadini delle nostre campagne per i diritti e l’emancipazione da una condizione storica di semi schiavitù. La storia non si cambia, si studia, specie se è la storia della propria famiglia".