Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus e della Nazionale, domani alle 20 sarà ospite al ristorante Palace di Macerata per una cena di beneficenza organizzata dall’Associazione commercianti Macerata. Parte del ricavato della serata sarà devoluto a due realtà locali che lavorano a sostegno di bambini e ragazzi autistici: Astuta Ability Accademy APS e Omphalos Autismo & Famiglie ODV.
Sarà anche l’occasione per parlare con un numero uno sul campo e nella vita della sua esperienza che ha raccolto nel libro "L’arte di parare" (Rizzoli). La storia di questo portiere è segnata da tanti successi e dalla rinascita dopo l’aneurisma cerebrale che lo colpì nel 2022, con 15 giorni di coma. "Mettere nero su bianco la mia storia – dice Tacconi – è stata una medicina potente. Raccontare quanto ho fatto mi ha aiutato a migliorarmi e a guarire anche più in fretta".
Dopo il 23 aprile 2022 è cambiato tutto. "Prima ero uno che non badava a quello che faceva, ora conto prima a 10". Tacconi ha giocato in prima squadra con Spoleto, Pro Patria, Livorno, Samb, Avellino, Juve (1983-1992) e Genoa. "Sono stati anni ricchi di emozioni vissute in prima persona, che mi hanno permesso di diventare un numero uno nel mio ruolo". E tanti sono stati i momenti indimenticabili e magari uno occuperà un posto speciale. "Non è facile da individuare, però il pensiero va alla finale della Coppa Intercontinentale di Tokyo nel 1985 quando alzammo il trofeo e io parai due rigori".
Nel 2022 è iniziata una nuova partita, è stato complicato e impegnativo ricominciare da capo dopo essere uscito dal coma. "Forse l’unico sbaglio è stato non continuare ad allenarmi dopo avere smesso. Ricominciare da capo è stato un percorso in salita, faticoso ma è andata bene". Anche in questo caso è stato decisivo il gioco di squadra che ha coinvolto moglie e figli. "Averli accanto è stata la migliore medicina". Così come è stato importante sentire l’affetto di tanti tifosi e di ex calciatori. "Sicuramente, ho sentito forte su di me il loro affetto. Ciò vuol dire che ho seminato bene e quindi ho potuto raccogliere".
Anche il suo rivale in campo Zenga si è fatto sentire, ma era lui il migliore a quei tempi? "Non lo so, io sono riuscito comunque a vincere tanto giocando in una grande squadra. Ci sono periodi caratterizzati da dualismi in tante discipline sportive: si pensi a Coppi e Bartali, a Zoff e Albertosi, nel mio caso rimando la scelta alla gente di individuare il numero uno".