
di Franco Veroli
La crisi idrica ancora non c’è. Ma è dietro l’angolo. "L’assenza di precipitazioni durante le prime settimane dell’anno in corso si sta già traducendo nell’avvio di una lenta riduzione delle portate disponibili sia dalle sorgenti principali che da quelle minori", tanto che è "ragionevole – si legge in un dossier dell’Ato 3 – ipotizzare una situazione che evolva verso fasi estremamente critiche, almeno localmente, in corrispondenza della prossima primavera".
Alla vigilia della riunione dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel Distretto dell’appennino centrale (in programma per la prossima settimana), l’Ato 3 di Macerata ha effettuato una ricognizione sull’approvvigionamento d’acqua potabile, da cui è scaturita una situazione non ancora di allarme, ma sicuramente di allerta: rispetto a fine 2021, le sorgenti stanno riducendo la loro portata, le falde e i bacini si stanno abbassando. E questo accade, al di là delle giornate di sole, in pieno inverno, periodo durante il quale le fonti di approvvigionamento dovrebbero – invece – ricaricarsi. Le situazioni più critiche riguardano Appignano e Treia i cui fabbisogni idrici sono al momento soddisfatti solo grazie all’interconnessione con l’acquedotto del Nera. Ad Apiro l’attivazione di un nuovo pozzo in località Cervara è appena sufficiente a compensare il "drammatico calo di portata delle sorgenti". Tutte le sorgenti montane evidenziano una riduzione dei livelli di falda e delle portate. In particolare, per la sorgente Niccolini, principale fonte di approvvigionamento per Macerata e comuni limitrofi, vista la attuale tendenza alla diminuzione, in prospettiva si ipotizza "una situazione di seria criticità", mentre la sorgente di Valcimarra, rispetto a fine 2021, registra un calo della portata di circa il 15%. Tolentino, Belforte e Caldarola sono, per ora, al riparo da rischi grazie all’adduzione dall’acquedotto del Nera. Altro fronte a forte rischio riguarda la val Musone, la cui principale riserva idrica è rappresentata dal lago di Castreccioni, per il quale si evidenzia "un preoccupante abbassamento del livello e una consistente riduzione della potenzialità di attingimento da sorgenti", reso ancora più grave da una crescente proliferazione algale. Sotto controllo, per ora, la situazione degli acquedotti dei centri della fascia collinare-costiera, alimentati dai pozzi, ma è solo questione di tempo: se continua così, anche il livello di questi è destinato a scendere. Interventi a breve sono previsti nella sorgente di Crevalcore a Cingoli, che sarà potenziata con l’attivazione di un pozzo recentemente realizzato, mentre è in programma la realizzazione di un nuovo pozzo, ritenuto necessario e urgente, a Morrovalle.
Ma è chiaro che per evitare emergenze servono interventi strutturali per aumentare le "riserve" d’acqua, catturarla e conservarla quando arriva. Rimane poi il problema dell’acquedotto del Nera (non ancora completato) da cui potrebbe arrivare tanta acqua in più. La captazione, però, ricade all’interno del Parco dei Sibillini i cui vertici hanno fino ad ora negato la possibilità di aumentarla. E, non solo per questo, si ragiona anche sulla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento idrico, sempre nell’area dei Sibillini. Le ricognizioni sono già in corso.