Sarà conferito questa mattina al dottor Antonio Tombolini l’incarico di effettuare l’autopsia, nella stessa giornata odierna, sui corpi delle sorelle Stortini, Luisa Berenice di 69 e Piermaria Luigia di 71 anni, ritrovare senza vita dopo mesi nella loro abitazione di corso Persiani in pieno centro storico a Recanati.
Intanto, la cittadina leopardiana è ancora scossa e il giorno dopo la macabra scoperta è difficile capire come sia stato possibile per una comunità di poco più di 20 mila abitanti perdere memoria delle due donne. È vero che erano scorbutiche, non volevano avere rapporti con nessuno, dai parenti al vicinato o alle istituzioni, gli infissi delle finestre della loro casa sempre chiuse quasi a non far entrare nella loro vita neanche un raggio di sole.
Per Gianni Bonfili, un passato da sindacalista, "in una società, come la nostra, che sta conquistando il primato mondiale per la presenza di anziani soli e con la crisi demografica in atto, che vede sempre meno nati, il problema della popolazione anziana diventa problema sociale primario e la politica dovrebbe porlo al vertice. Ma, poiché il primo posto viene unanimemente attribuito alla crescita economica ed alla produttività, chi non fa parte del processo produttivo è considerato un fardello e come tale viene trattato. Vergognoso!". D’altra parte anche i dati anagrafici attestano che Recanati, come gran parte delle località d’Italia, è decisamente una città per vecchi: a fine 2022 i residenti erano 20.771 e di questi ben 5.298 sono ultrasessantacinquenni di cui 1.856 hanno più di 80 anni. Non manca, naturalmente, anche chi punta il dito sull’assenza dei servizi sociali. Per Nino Taddei, coordinatore cittadino di Azione, il partito di Calenda, "i servizi sociali nei comuni non funzionano come dovrebbero. Per me è essenziale fare una mappa dei bisogni del territorio, individuare le persone sole o in difficoltà senza familiari di riferimento e monitorare costantemente queste situazioni. Cose come queste non accadrebbero se gli uffici funzionassero in questo senso".
C’è chi ricorda Luigia come compagna di scuola sia alle elementari che alle medie: "Scriveva temi bellissimi" rammenta Maria Rosaria Belelli. Erano le nipoti di Luigi Federici, che è stato prima sindaco e poi podestà della città di Recanati durante il ventennio. Sergio Beccacece, docente di Storia recanatese all’università permanente, ricorda di aver tenuto una lezione sulla storia del ventennio fascista di Recanati citando anche proprio il podestà Federici. "Si arrabbiarono e affissero fuori della loro casa un cartello in cui pubblicamente mi rimproveravano di aver parlato del loro parente. Questo per dire quanto tenessero alla loro privacy". Neanche con il loro medico curante hanno cercato alcun contatto. "Neanche lo sapevo che erano mie pazienti - confessa Paolo Francesco Capodaglio -. L’ho saputo quando un paio di settimane fa mi hanno contattato i vigili urbani dopo la segnalazione dell’infiltrazione d’acqua. Allora mi sono incuriosito e ho provato a contattarle: sono andato a bussare alla loro porta, ma nessuno mi ha risposto e ho pensato che non gradissero alcun contatto. Erano con me da poco tempo, ma io purtroppo non le ho mai viste". Anche il parroco, Don Pietro Spernanzoni, non aveva contatti con loro: le conosceva di vista, ma nulla di più. "Non frequentavano la Chiesa, forse in passato qualche volta erano entrate a San Domenico, ma parlo di dieci anni fa".