REDAZIONE MACERATA

Perquisite le case di Sgarbi: sequestrato il quadro di Manetti. Lui: “Sono sereno”

“Mi difenderò con ogni mezzo”, ha detto il sottosegretario, cui è stata notificata la posizione di indagato. I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio hanno trovato il dipinto a Ro Ferrarese

Macerata, 12 gennaio 2024 - I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio hanno sottoposto a sequestro probatorio, su attività delegata dalla Procura di Macerata, il quadro attribuito a Rutilio Manetti, Seicento senese, "La Cattura di San Pietro" nella disponibilità sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, indagato per riciclaggio di beni culturali.

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I militari hanno perquisito tre abitazioni del critico d'arte. Dal canto suo Sgarbi, che continua a respingere le accuse, ha consegnato spontaneamente il dipinto. Il sequestro è un atto dovuto per compiere tutti gli accertamenti sul quadro.

I due quadri a confronto, con e senza il particolare della candela. Nel tondo, Vittorio Sgarbi
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"Ho consegnato il quadro spontaneamente”

"Ho consegnato spontaneamente l'opera perché siano fatte tutte le verifiche del caso, a partire dalle misure del dipinto rispetto alla cornice di quello rubato – è il commento che Vittorio Sgarbi pubblica su X - Sono assolutamente sereno. Il sequestro un atto dovuto. Non ho nulla da temere". E il critico d’arte aggiunge:  "Mi difenderò con ogni mezzo con chi specula sulla vicenda e chi se ne rende complice" aggiunge il critico d'arte.

"Del furto non so nulla, su Manetti ho fatto le mie valutazioni"

In serata Sgarbi ritorna sulla questione parlando a Conegliano (Treviso): "Non sta succedendo nulla, non c'è da discutere nulla. Le opere d'arte per farlo vanno viste, per cui ho ritenuto opportuno consegnare il quadro di cui si discute attraverso inchieste giornalistiche alla Procura di Macerata, che potrà fare tutte le analisi che ho già fatto io". Lo scopo, per Sgarbi "è la valutazione sull'autenticità del dipinto e sul suo rapporto con la copia che è stata rubata. Io ho sempre sostenuto che il dipinto ha una sua storia e una sua integrità, e poi c'è una storia che dice che è stato rubato, di cui io non so nulla". "Intanto spero che diano valore alle indagini che ho fatto io - ha aggunto - ovvero la mia valutazione sull'integrità del dipinto. Poi faranno le loro valutazioni, perché ogni Tribunale decide di fare indagini con i propri periti ed io l'ho fatto con i miei".

Il giallo sul quadro: di cosa si tratta

Il giallo sulla ‘Cattura di San Pietro’, di Rutilio Manetti, ruota intorno a una candela, presente nella tela che appartiene a Vittorio Sgarbi e assente nel quadro trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco, a Pinerolo. Secondo il critico d’arte, il quadro di Pinerolo è un falso. Il sospetto, invece, sollevato da Report e dal Fatto Quotidiano è che la candela sia stata aggiunta dopo il furto e che il quadro sia in realtà lo stesso.

Il critico ha più volte ribadito che il quadro di Rutilio Manetti è suo e che "la fiaccola c'è sempre stata" mentre quello rubato a Buriasco "è una brutta copia".

La nota dei carabinieri

"In data odierna nell'ambito di indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata relativa all'ipotesi di reato di riciclaggio a carico del Professor Vittorio Sgarbi - scrivono in una nota i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio - per avere acquisito la disponibilità di un bene culturale costituito da un quadro del 1600 di grosse dimensioni raffigurante 'un giudice che condanna un uomo dal viso venerando dal profilo di San Pietro' di autore ignoto ricordante i pittori Solimena e il Cavallino, provento di furto avvenuto presso il castello di Buriasco ai danni della proprietaria Margherita Buzio e dalla stessa denunciato il 14 febbraio 2013 ai carabinieri di Vigone (Torino)".

L'accusa a Sgarbi

L'accusa è di aver compiuto "in concorso con persone allo stato ignote, su tale quadro operazioni finalizzate a ostacolarne la provenienza delittuosa, facendovi inserire in alto a sinistra della tela una torcia, attribuendo l'opera al pittore senese Rutilio Manetti dal titolo 'La cattura di San Pietro" e "affermando la titolarità del quadro asseritamente rinvenuto all'interno di un immobile acquistato dalla fondazione Cavallini-Sgarbi".

L'Autorità giudiziaria ha delegato al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma "l'esecuzione di perquisizioni domiciliari con contestuale notifica della posizione di indagato a carico" di Sgarbi, tese al "sequestro del dipinto per i successivi riscontri scientifici, che è stato individuato dagli operanti presso magazzini in Ro Ferrarese (Ferrara) nella disponibilità della Fondazione "Cavallini-Sgarbi" unitamente ad una copia in tre D, fatta eseguire da un laboratorio di Correggio (Reggio Emilia). Nel corso delle operazioni, "estese anche ai domicili romano e marchigiano del critico d'arte, - proseguono i carabinieri -, cui collaboravano anche le parti in causa, sono stati altresì sequestrati dispositivi telematici, informatici e documentali inerenti l'indagine in corso".  

L'interrogatorio dei fratelli di Correggio

I fratelli Cristian e Samuele De Pietri, fondatori e contitolari del GLab, prestigioso centro stampa digitale di Correggio, avrebbe fatto in passato una riproduzione del quadro di Sgarbi. Sono stati sentiti tre giorni fa per 12 ore dai carabinieri che indagano sul sottosegretario alla Cultura e, pur non essendo indagati, si sono detti "molto provati". "Ci siamo recati in caserma qui a Correggio e ci siamo messi a disposizione”, afferma Samuele De Pietri, che poi aggiunge: “C’è un’indagine in corso, non posso parlare di cosa ci è stato chiesto”. Poi racconta: "Abbiamo conosciuto Sgarbi tre anni fa, ad una mostra a Ferrara: desiderava conoscere il nostro lavoro. Noi abbiamo un laboratorio grafico che si occupa di stampa anche ad altissimo livello, grazie a tecnologie molto sofisticate di riproduzione. Possiamo creare repliche anche di dipinti a olio su tela, in rilievo. Non è stampa 3D, ma risulta materica come dipinta a mano. Lui ci chiese di riprodurre alcune opere. Per noi era un cliente prestigioso”.