"La pala del Compianto sul Cristo morto? Che cosa? Guardi, non so niente, meglio...". Sala numero 9, Palazzo dei Diamanti, mostra ’Il Cinquecento a Ferrara: Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso’ organizzata dall’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi, fresco di nomina a presidente della Fondazione Ferrara Arte. ’Le pale d’altare’, il pannello che la racconta, spiega che Giovanni Battista Benvenuti, detto Ortolano, "comincia relativamente tardi a produrre opere per le chiese" e alla "Madonnina destina nel 1517 il Compianto, oggi alla Galleria Borghese". Inamovibile per le sue dimensioni. Da quella, nel XVII secolo ne venne tratta una copia inedita quasi coeva, più piccola, sulla quale però dal 1984 pende una denuncia di furto, formalizzata da una nobile famiglia perugina. Riapparsa, molto lontano dai riflettori, proprio in occasione del recente allestimento della mostra ai Diamanti, inaugurata il 12 ottobre, e proveniente dalla collezione Cavallini-Sgarbi, che ne rivendica la proprietà. Ma all’apertura, nessuna traccia di quel dipinto. Motivo? Il 9 ottobre, tre giorni prima di spalancare le porte della mostra ai visitatori, da Roma sono arrivati i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio per sequestrarla.
La conferma è arrivata ieri da Pietro Di Natale, direttore della Fondazione Ferrara Arte: "Il dipinto – dice –, previsto nel percorso della mostra (come documenta la scheda e l’illustrazione nel catalogo, ndr), non è stato esposto perché c’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria per una indagine in corso". Stop. Indagine della Procura di Macerata, al momento contro ignoti, che ipotizza una ricettazione. Bufera. Come è possibile fosse in possesso di Sgarbi quell’opera rubata? Lui si difende: "Me l’hanno venduta con un regolare atto – dice al Carlino – e non sono assolutamente indagato. Il dipinto è stato preso da me per un restauro e portato alla mostra. Ho la documentazione che attesta che è di mia proprietà. Non ho nulla a che fare con questa storia, non mi riguarda proprio". Secondo i difensori dell’ex sottosegretario, che al momento del sequestro dell’opera ai Diamanti hanno esibito il contratto di acquisto, lo stesso sarebbe "parte offesa nel procedimento". Ma c’è un’altra opera della collezione Sgarbi-Cavallini su cui gli inquirenti stanno facendo chiarezza. La statua ’Madre con figlio’, risultata rubata nel 1997 dalla cappella della famiglia Nannipieri a Cascina (Pisa), un’opera poi esposta nel 2022 al Mart di Rovereto, altro museo presieduto da Sgarbi. "Scultura – così la difesa – che è a casa sua da 30 anni". E anche in questo caso sarebbe il critico d’arte "la parte offesa". Sgarbi è invece indagato, a Macerata, per riciclaggio di beni culturali, contraffazione di opere d’arte e autoriciclaggio di beni culturali, per la vicenda del dipinto "La cattura di San Pietro", attribuita al pittore senese Rutilio Manetti, di proprietà del critico d’arte, risultato rubato da ignoti il 14 febbraio del 2013 in un castello di Buriasco, Torino.