REDAZIONE MACERATA

Il giallo del quadro sequestrato a Sgarbi: sarà guerra di perizie. Cosa sappiamo

I periti nominati dalla procura di Macerata dovranno chiarire il mistero della torcia che compare in alto a sinistra del dipinto di Rutilio Manetti sequestrato al sottosegretario alla Cultura, che a sua volta l’ha già fatto analizzare

Sgarbi e il giallo  della torcia nel quadro

Sgarbi e il giallo della torcia nel quadro

Macerata, 13 gennaio 2024 - Continua il giallo del quadro di Manetti, sequestrato al critico d'arte Vittorio Sgarbi, che ora è indagato dalla procura di Macerata (al momento competente per via della residenza dell'indagato a San Severino Marche) per riciclaggio di un bene culturale in concorso con un restauratore al momento ignoto.

Il sottosegretario alla Cultura dal canto suo continua a protestarsi innocente e rilancia: "Mi difenderò con ogni mezzo con chi specula sulla vicenda e chi se ne rende complice". 

Si prospetta quindi una sorta di 'guerra di perizie': prima del sequestro, il sottosegretario ha fatto visionare il dipinto da esperti, e ovviamente anche la Procura lo farà analizzare. Ma cosa sappiamo finora? Cerchiamo di mettere in fila le informazioni.

La perizia sulla candela del dipinto

Saranno i periti nominati dalla procura a chiarire il mistero della torcia-candela: se quel punto di luce che compare in alto a sinistra del quadro 'La cattura di San Pietro' del pittore senese Rutilio Manetti, nella disponibilità di Sgarbi, sia stata inserita da qualcuno ad oggi ignoto con l'obiettivo, come sostiene l'accusa, di "ostacolarne la provenienza delittuosa".

Il dipinto, su richiesta dello stesso Sgarbi, era stato visionato da alcuni esperti prima del sequestro. Una attività peritale di parte che al momento non è stata ancora cristallizzata in un vero e proprio documento da mettere a disposizione di chi indaga.

Dov'era conservato il dipinto sequestrato

Il critico d'arte ha consegnato spontaneamente il dipinto in suo possesso ai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. La tela era conservata in un magazzino della Fondazione 'Cavallini-Sgarbi' a Ro Ferrarese. Per individuarla i carabinieri hanno perquisito tre edifici di proprietà del sottosegretario. Insieme alla tela è stata sequestrata una copia in tre D dell’opera, fatta eseguire da un laboratorio di Correggio (Reggio Emilia) e sono stati posti sotto sequestro anche documenti, computer, carte e telefonini che ora verranno analizzati da chi indaga.

Il quadro della discordia: la 'verità' di Sgarbi

Il professore sostiene che si tratta di due quadri diversi: quello in suo possesso lo avrebbe trovato all'interno di un castello abbandonato del Viterbese, acquistato dalla Fondazione, mentre quella esposta a Lucca sarebbe una copia in 3D dell'originale. 

"Ho consegnato l’opera perché siano fatte tutte le verifiche del caso, a partire dalle misure del dipinto rispetto alla cornice di quello rubato. Sono assolutamente sereno. Il sequestro è un atto dovuto. Non ho nulla da temere", ha commentato il sottosegretario

Il furto de 'La cattura di San Pietro'

'La cattura di San Pietro' (247x220 centimetri) fu trafugata nel 2013 dal Castello di Buriasco, in Piemonte: ignoti usarono un taglierino per portarla via, sostituendo il quadro con una foto. La proprietaria, Margherita Buzio, ne denunciò il furto a febbraio di quell'anno ai carabinieri di Vigone (Torino). Secondo l'accusa, quel 'Manetti' riapparve, con l'inserimento della candela-torcia, in una mostra a Lucca nel 2021 come inedito di proprietà di Sgarbi.

Il commento del laboratorio di Correggio

Samuele De Pietri - titolare di GLab, laboratorio di Correggio, nel Reggiano, che realizza riproduzioni di opere originali - commenta cossì la vicenda: "È da quasi un mese che siamo coinvolti in tutto ciò. È una situazione particolare perché da una parte ci troviamo coinvolti visto che abbiamo scansionato il quadro e quindi siamo a conoscenza di tutto, dall'altra parte ci troviamo una persona", Vittorio Sgarbi, "che sta continuando a negare di conoscerci, di essere venuto da noi" per fare clonare l'opera. Dell'opera è stata fatta una copia, commissionata alla GLab e non è escluso che proprio questa sia stata esposta, in una rassegna a Lucca nel 2021. Benché Sgarbi sostenga che sia stata esposta l'originale. "È una situazione strana - argomenta De Pietri - perché ti trovi ad avere fatto una riproduzione perfetta di un dipinto" e adesso c'è questa presa di distanza. "Noi non siamo fotografi come lui ci definisce - argomenta riferendosi a Sgarbi - noi creiamo dei cloni di quadri: facciamo proprio la riproduzione di tutta quella che è anche la parte materica, i nostri quadri si possono anche toccare e nonostante ciò ci fa passare come dei fotografi"

L'inchiesta e la competenza delle Procure

L'inchiesta resta al momento sul tavolo del procuratore capo di Macerata, Giovanni Narbone, e del sostituto Claudio Rastrelli, che disporranno dei riscontri scientifici sulla tela e sui dispositivi telematici, informatici e documentali sequestrati ieri nelle tre abitazioni perquisite dai carabinieri.

Sulla vicenda potrebbe aprirsi una questione di competenza territoriale tra le procure: il furto del quadro è stato denunciato nel Torinese, sarebbe riapparso a Lucca, il fascicolo è stato aperto a Imperia ed è approdato a Macerata.

Gli altri guai giudiziari di Sgarbi

Oltre all'indagine di Macerata, il sottosegretario è coinvolto in una vicenda giudiziaria a Roma in cui è indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Debiti che il critico d'arte ha con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro. I pm della Capitale a novembre hanno proceduto alla chiusura delle indagini, atto che spesso precede la richiesta di rinvio a giudizio. Così come previsto dall'articolo 415 bis Sgarbi, che ne aveva la facoltà, si è recato a piazzale Clodio nei giorni a cavallo tra Natale e Capodanno per essere interrogato dai titolari dell'indagine. I pm dovranno ora effettuare una serie di valutazione e decidere se procedere con la richiesta di processo o eventualmente sollecitare una archiviazione. I pm contestano a Sgarbi di aver acquisito un dipinto nel 2020 all'asta facendo figurare la fidanzata come acquirente e con denaro di una terza persona con l'intento di mettere l'opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del fisco.