Dal 2013 al 2023 le aree interne hanno perso oltre 5 mila attività economiche e più di 600 imprese manifatturiere: questo l’allarme lanciato dalla Cgil Marche nel convegno svoltosi al polo informatico dell’università di Camerino, promosso dalla stessa Cgil con il patrocinio di Unicam. "Gli indicatori socio-economici mettono in evidenza un grande divario tra i Comuni delle aree interne e quelli delle altre zone – ha dichiarato il segretario Cgil Marche, Giuseppe Santarelli –: dal 2014 al 2021, in base ai dati Istat, i residenti delle aree interne sono scesi del -7,8% contro il -2,7% di quelli delle altre zone con accentuati fenomeni di invecchiamento (242 anziani ogni 100 giovani)". La flessione demografica coinvolge anche le imprese. "Sempre dal 2013 al 2023, secondo la Camera di Commercio le aree interne hanno perso oltre 5 mila attività economiche, con gli occupati che sono ridotti del -3,2% tra il 2018 e il 2021 – ha proseguito Santarelli –: risalta inoltre il calo degli studenti, -2,4%, in controtendenza con il resto dei Comuni (+4,5%)". Il convegno era intitolato "Aree interne: restare, transitare, scomparire. Questioni di fondo e il caso Marche": "Caso Marche perché non esiste uno studio pubblico sulla condizione delle aree interne marchigiane – ha spiegato il segretario regionale –: come Cgil crediamo si debba porre un freno al destino di questi territori, facendo prevalere assieme alle comunità le positive esperienze sociali ed economiche presenti in queste zone; inoltre le modalità prive di una strategia d’insieme con cui sono stati distribuiti i fondi del Pnrr a borghi e bandi regionali rischiano di bruciare ingenti risorse: la Regione – ha concluso Santarelli – deve porre la stessa attenzione sulla ricostruzione post-sisma, non solo fisica ma anche sociale, ed il Governo deve rilanciare le Aree Snai". Contro lo stesso Governo si è scagliato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ospite d’onore incalzato dalla giornalista Rai Patrizia Senatore: "Abbiamo il problema di tutelare e aumentare i salari – ha spiegato Landini –: nel pubblico impiego, dalla sanità alla scuola, è dal 2022 che non si rinnovano i contratti, e negli ultimi tre anni c’è stata un’inflazione che supera il 17% con il Governo che non sembra offrire più del 5%. Serve inoltre un investimento sulla sanità pubblica". A lenire le difficoltà delle aree interne può intervenire l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, per la quale la Cgil sta raccogliendo le firme: "Abbiamo superato le 500 mila firme minime necessarie per indire il referendum, ovviamente bisognerà portare a votare 25 milioni di persone – così Landini –; nell’autonomia differenziata si mettono in discussione i contratti nazionali di lavoro, perché se applicata anche i salari potranno essere diversi a seconda di Regione e settore. Non solo – ha concluso Landini – dovunque oggi si viva, in una città o in un’area interna, si deve fare i conti con una globalizzazione che ha unito il mondo: la competizione tra continenti che si sta creando dev’essere affrontata come Italia, non come stato con venti Regioni diverse per politiche industriali ed energetiche".
CronacaSanità, scuola e settore pubblico: "Rinnovare i contratti di lavoro"