CHIARA GABRIELLI
Cronaca

“Incendio in casa, così ho salvato l’anziana”

Corridonia, il 29enne Bellesi ha soccorso la nonna della compagna: "L’aria era irrespirabile, mi sono coperto il viso con una felpa bagnata e sono entrato gattonando. Non si vedeva nulla, impossibile stare in piedi. Ma non chiamatemi eroe"

Lorenzo Bellesi, 29 anni, meccanico di Corridonia: ha salvato la nonna della compagna dalle fiamme

Macerata, 19 ottobre 2023 – “Se ci ripenso ho ancora la pelle d’oca. Non so nemmeno io dove ho trovato il coraggio, ma sono sicuro che lo rifarei ancora. Non chiamatemi eroe però, ho fatto solo quello che c’era da fare". A raccontare, la voce commossa, è Lorenzo Bellesi, 29 anni, che lavora per il Gruppo Meccaniche Luciani di Corridonia: lunedì è passato per caso davanti all’abitazione di una 90enne in via Rossini, a due passi dal centro, e vedendo che usciva del fumo, senza esitare un attimo, ha sfondato la porta e portato in salvo l’anziana, che peraltro è la nonna della sua compagna.

Dentro quella casa, Bellesi ha visto l’inferno: le fiamme altissime, il calore insopportabile e la visibilità a zero per il fumo nero. L’anziana dormiva nel suo letto e non si era accorta di nulla: se non fosse stato per Lorenzo, questa storia sarebbe potuta finire diversamente. Invece, dopo ci sono stati respiri di sollievo, abbracci e lacrime di gioia.

Bellesi, come si è accorto che qualcosa non andava?

"Incredibilmente quel lunedì non ero al lavoro, la mattina avevo un impegno personale. Credo sia stato veramente destino che passassi di lì a quell’ora. Sarà stato mezzogiorno e un quarto. Ero in auto, non so come mai ho guardato proprio da quella parte e ho visto il fumo uscire dalle finestre del primo piano".

Come ha fatto a entrare?

"Mi sono fatto aprire il portone del condominio, poi ho sfondato la porta dell’appartamento a calci, sono serviti 4 o 5 colpi perché cedesse. Per fortuna non era una porta blindata. Ci voleva un po’ di forza, ma solo ora me ne rendo conto, lì per lì non ho pensato a nulla. Ho trovato un coraggio che non sapevo di avere".

Com’era la situazione dentro?

"Quando la porta ha ceduto è uscita una vampata di calore fortissimo, era insopportabile, ovunque vedevo solo fumo. L’aria era irrespirabile. Allora sono andato dal vicino, mi sono tolto la felpa e l’ho bagnata con dell’acqua, poi l’ho messa sul viso a coprire naso e bocca. Sono entrato e ho chiuso la porta della cucina, dove c’erano le fiamme, isolando e contenendo così l’incendio per quanto possibile, e ho staccato i contatori della luce, non sono riuscito a chiudere il gas però. Poi sono uscito perché non riuscivo a respirare. Sapevo che dentro doveva esserci la nonna della mia compagna, quindi sono tornato dentro una seconda volta e ho aperto la finestra della sala, non si vedeva nulla per il fumo nerissimo. Gattonavo, impossibile stare in piedi. Sono uscito un’altra volta per respirare e via, di nuovo dentro, per la terza volta".

Lei dov’era?

"Nel suo letto, dormiva. Le persiane erano chiuse, tra il buio e il fumo non si vedeva nulla. L’ho chiamata, ho urlato, ma non mi rispondeva. Per un attimo ho creduto fosse morta, è stato terribile. L’ho abbracciata e sollevata, ho appoggiato la sua schiena contro il mio petto e l’ho trascinata fuori, a quel punto era entrato anche un altro signore che mi ha aiutato. Una volta in strada, piano piano ha iniziato a riprendersi. Non si è subito resa conto dell’accaduto. Poi ci hanno portati in ospedale, stiamo entrambi bene".

Quando poi ha capito cos’era successo, che cosa ha detto?

"Eravamo in ospedale, la mia ragazza le ha spiegato che ero stato io a salvarla. Lei si è messa a piangere: ‘Ma ti sei intossicato per colpa mia?’ Tutto è finito bene, è questa la cosa più importante".

Cosa prova oggi se ripensa a quei momenti?

"Ho ancora la pelle d’oca. Non mi è mai capitata prima una cosa simile e spero non mi ricapiterà più. Meno male che avevo frequentato dei corsi sulla sicurezza e antincendio con l’azienda, avevo in mente più o meno le mosse da fare. La mia compagna mi ha detto: ‘Se non fosse stato per te, ora nonna non ci sarebbe più’. Credo che fosse destino, che fosse scritto che passassi di lì quel giorno a quell’ora: non capita mai che il lunedì non lavoro, in più di solito in casa con lei c’è sempre qualcuno, tranne che per un paio di ore, da mezzogiorno alle due circa, come appunto quel giorno. Quindi oggi sorrido, sì, è stata un’esperienza incredibile: ripensandoci, avrei fatto quello che ho fatto per chiunque, non si può lasciare morire una persona".