di Paola Pagnanelli
In pieno centro, avevano rubato l’auto di un rappresentante di gioielli usando un duplicato della chiave, ottenuta usando documenti falsi. Così erano riusciti a portarsi via 200mila euro di gioielli. Ma per le accuse di furto, sostituzione di persona, falso e incendio doloso, sono stati condannati a tre anni e mezzo di carcere. Imputati sono Francesco Pisante, calabrese residente a Roma, Marcello Fattorini, di Roma, e Giovanni Fortarezza, romano residente a Bologna, tutti con più precedenti. Il colpo messo a segno il 13 novembre 2012 in piazza XXX Aprile, davanti alla chiesa di San Giorgio, era stato ben pianificato.
Individuati un rappresentante di gioielli di Arezzo e la sua auto, i tre erano riusciti a farsi una carta di identità falsa con la sua foto, a spacciarsi per lui e a presentare una denuncia di smarrimento della chiave e del libretto di circolazione della Mercedes del toscano. Con la denuncia in mano, si erano presentati da un rivenditore di Mercedes ed erano riusciti a farsi consegnare un duplicato della chiave. Poi, seguendo i movimenti del rappresentante, quando questi era arrivato a Macerata e aveva parcheggiato in pieno in centro, loro avevano aspettato che si allontanasse, poi avevano aperto gli sportelli e avviato il motore con la loro chiave, andandosene indisturbati con due borsoni, contenenti dieci chili di preziosi per un valore di 200mila euro. Poi, una volta tornati nel Lazio, a Ceccano in provincia di Frosinone avevano dato fuoco alla vettura, pensando così di far perdere le loro tracce. Ma erano partite le indagini, che alla fine hanno permesso di arrivare ai tre e di accusarli di una lista di reati.
Ieri, nell’ultima udienza del processo, il pubblico ministero Raffaela Zuccarini ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo di reclusione per gli imputati. E il giudice Andrea Belli ha condiviso le conclusioni della procura, infliggendo la pena richiesta e 1.200 euro di multa a ognuno dei tre. Gli imputati per, difesi dagli avvocati Mario Murano, Piergiorgio Marca e Stefania Salvucci, ora potranno fare appello contro la condanna presa in primo grado.