REDAZIONE MACERATA

"Rosina uccisa da Enea insieme agli altri due"

Il pm chiede l’ergastolo per il nipote, la figlia e il marito dell’anziana: "Un messaggio di Arianna dimostra la premeditazione"

di Paola Pagnanelli

Tre richieste di ergastolo per Enrico Orazi, la figlia Arianna e il figlio di lei, il 20enne Enea Simonetti, accusati di aver ucciso la 74enne Rosina Carsetti, moglie, madre e nonna, la sera del 24 dicembre 2020 a Montecassiano. Oltre all’omicidio, l’ergastolo è stato chiesto anche per le accuse di maltrattamenti in famiglia, per simulazione di reato, induzione a non rilasciare dichiarazioni, rapina. Con una requisitoria di circa tre ore, ieri il pubblico ministero Vincenzo Carusi ha ripercorso la vicenda, accusando Enea Simonetti di aver ucciso la nonna con la complicità di madre e nonno. "Quando Rosina disse agli amici che i familiari l’avrebbero ammazzata - ha concluso – forse qualcosa aveva capito". All’arrivo dei soccorritori, i familiari della vittima dissero che il ragazzo era andato al supermercato, poi era entrato un rapinatore, aveva legato Arianna e il padre con i cavi dell’aspirapolvere e aveva ucciso Rosina. Ma in caserma quella notte stessa Enea ammette che la madre e il nonno avevano inventato tutto. Poi torna dalla madre: "Perché non hai mantenuto quello che avevamo detto – lo attacca Arianna, intercettata dai carabinieri -. Quando fanno l’autopsia e vedono che è stata strozzata, chi l’ha strozzata, io? Non dire mai quello che hai fatto". Da queste frasi, ha detto il pm, si deduce chi sia stato a uccidere l’anziana: Enea. Che poi, sempre intercettato, prosegue: "Ti rendi conto di quello che ho fatto"? L’alibi di Enea cambia nel tempo. "Prima dice di essere andato a vedere i cantieri a Macerata per una casa nuova, poi che era sempre rimasto nel parcheggio del supermercato ma che la madre gli aveva detto di andare a vedere i cantieri, poi che la madre gli aveva detto di fare un giro e vedere gli annunci di case". Un alibi creato ad hoc, ma con continue contraddizioni persino l’ultima volta, il 15 settembre davanti alla corte d’assise. Il pm ha citato l’intercettazione fatta giorni dopo l’omicidio, quando Arianna dice di aver fatto tre errori: non aver lasciato impronte del rapinatore, non aver sedato i cani, aver calcolato male il momento del rientro di Enea in casa. "E il 16 dicembre al figlio aveva scritto un messaggio: "Sto studiando il piano". Quella frase sarebbe la prova della premeditazione. "L’azione è durata qualche minuto, non credo che uno possa strozzare la nonna mentre gli altri non sentono e non intervengono". Poi ha descritto il crescendo di maltrattamenti subiti da Rosina, arrivata al punto di rivolgersi al centro antiviolenza. Le avevano tolto l’auto, il cellulare, i soldi. Fin dall’inizio, ha ricordato il pm, tutti e tre hanno ripetuto che Rosina era lamentosa, beveva e prendeva farmaci. "Non ci sono attenuanti per nessuno dei tre" ha concluso il pm chiedendo tre ergastoli, con isolamento diurno per 18 mesi per Arianna Orazi, per dieci mesi per Enea e sei mesi per Enrico Orazi.