Paola
Pagnanelli
Lamentosa, esosa, abituata a fare la bella vita sulle spalle del marito, indispettita dall’invasione del suo regno da parte della figlia e del nipote, incapace di accettare le difficoltà economiche, persino violenta con il marito e con la figlia. È questa l’immagine di Rosina Carsetti, una donna di 78 anni soffocata il giorno della vigilia di Natale in casa sua dai suoi familiari, nelle 740 pagine di motivazione dell’ergastolo al nipote, Enea Simonetti. Le telefonate alle amiche, in cui lei raccontava la sua sofferenza, registrate dalla figlia e dal nipote, sono diventate una prova del suo brutto carattere. Le testimonianze degli amici, che hanno parlato della paura della 78enne, sono state ritenute generiche e contraddittorie. Piuttosto, si mette in luce che Rosina ammettesse di aver schiaffeggiato la figlia, che poi l’aveva spinta a terra: era stato l’atteggiamento violento di Rosina a far precipitare i rapporti in casa. Persino aver regalato qualche vestito alle amiche che la aiutavano è un elemento contro di lei, che avrebbe dovuto venderli secondo la corte, per aiutare i familiari in difficoltà, familiari che giravano con auto da 50mila euro. Aveva chiamato i carabinieri perché spaventata dal nipote, era andata al centro antiviolenza, tuttavia questi non sono ritenuti segnali di un disagio, ma conferme del suo pessimo carattere. Lei ha provocato la figlia, lei ha maltrattato il nipote, secondo la sentenza. La voce di Rosina, in questo processo, ha finito solo per accusarla. Ma la vittima dell’omicidio era lei, una donna di 78 anni uccisa in casa sua dai suoi familiari.