LORENZO PASTUGLIA
Cronaca

Rivera si racconta a Overtime: "Scudetti? Potevano essere di più. Ma gli arbitri con noi erano speciali"

Il Golden Boy protagonista della seconda serata del festival al teatro della Filarmonica "Anni splendidi con Rocco. Facchetti una grande persona, peccato giocasse nell’Inter".

Rivera si racconta a Overtime: "Scudetti? Potevano essere di più. Ma gli arbitri con noi erano speciali"

Il Golden Boy protagonista della seconda serata del festival al teatro della Filarmonica "Anni splendidi con Rocco. Facchetti una grande persona, peccato giocasse nell’Inter".

‘Predestinato’ è l’aggettivo più adatto per definirlo. La prima stagione tra i professioni con l’Alessandria, non ancora 16enne, gli valse la maglia del Milan per 19 stagioni. Del Diavolo, Gianni Rivera è diventato il capitano, vincendo il Pallone d’Oro nel ’69 e due Coppe dei Campioni. Con la Nazionale arrivarono 14 gol e 60 presenze, raggiungendo il trionfo agli Europei ’68. La sua umanità in campo, ‘Golden Boy’ l’ha portata anche in politica, dove la schiettezza nelle sue affermazioni l’ha sempre caratterizzato. Schiettezza, oltre alla lucidità, che ieri sera ha messo anche al teatro della Filarmonica, nella seconda serata dell’Overtime. Il primo tema toccato è il ritiro dal calcio nel ’79: "Non avrei smesso in quel momento. Ma Nils (Liedholm, ndr) aveva scelto di allenare la Roma e mi sono fatto da parte per non dare fastidio a Massimo Giacomini, che aveva altre scelte". Anche con Rocco alla guida del Milan furono anni splendidi: "Si faceva la doccia in uno spogliatoio a parte – racconta – una volta Altafini si chiuse nudo dentro il suo armadietto e saltò fuori quando Nereo andò ad aprirlo. Gli disse in triestino ‘Sei matto. Mi fai morire di paura’". Il provino al Milan, invece, "lo feci a Linate. Dovevo giocare con la prima squadra una partitella di allenamento ed ero preoccupato, avevo solo un paio di scarpe consumate, sentivo il dolore dei tacchetti sotto il piede. Per fortuna il campo si è ammorbidito con la pioggia e ho giocato bene. Poi Liedholm e Schiaffino andarono in sede e dissero di prendermi subito, la società rispose che lo aveva già fatto". Fu proprio Juan Alberto a organizzare quel provino, "temendo che finissi all’Inter, che mi cercava". In rossonero arrivarono quattro Coppe Italia e tre Scudetti, "anche se sarebbero potuti essere di più – dice –. Gli arbitri con noi negli anni 70 furono ‘speciali’". Il calcio di oggi però non lo convince: "Oggi il calcio è tutto possesso, le squadre vanno tutte all’indietro, il gol alla Germania del 4-3 così non avrei potuto segnarlo". La colpa è dei presidenti "che vogliono fare anche gli allenatori. Bisogna cambiare la mente dei ragazzi, aiutarli a crescere, il problema è che da quando ci sono i procuratori nessuno può più giocare". Una chiosa finale anche su Giacinto Facchetti, compagno di Nazionale: "Una grande persona, morta troppo presto (nel 2006). Peccato giocasse nell’Inter".