Respinto il ricorso dell’antiquario, la statua rimane all’arcidiocesi

La "Madonna delle grazie", opera d'arte risalente al XV secolo, rubata nel 1984 e ritrovata nel 2013, rimarrà nella chiesa di San Lorenzo a Visso. Il tribunale ha respinto la richiesta di restituzione dell'antiquario, condannandolo al pagamento delle spese di giudizio.

Per un’opera d’arte trafugata e poi ritrovata, la curia e l’arcidiocesi di Camerino erano state citate in giudizio e chiamate a restituirla a un privato. Ma in tribunale hanno fatto valere i loro diritti e l’opera rimarrà ai fedeli, nella chiesa di San Lorenzo martire a Visso. La storia inizia il 16 ottobre 1984 quando, dalla parrocchia nella frazione Riofreddo, viene rubata una scultura lignea policroma alta circa 120 centimetri, la "Madonna delle grazie", datata intorno al XV secolo e prodotta in ambito artistico umbro-marchigiano. Dopo circa trenta anni, la statua ricompare sul mercato antiquario: il 19 settembre 2013, la scultura viene sequestrata dal Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Venezia nello stand dell’antiquario Filiberto Serenelli, nel corso della "Mostra nazionale di arte antica – Treviso antiquaria". Dopo aver accertato che si trattava proprio della scultura rubata a Visso, ancorché mutilata delle braccia e con il volto sottoposto a un maldestro restauro, il 29 maggio 2015 la "Madonna delle grazie" viene restituita alla parrocchia di Riofreddo. Intanto, al tribunale di Torino si celebra il processo per ricettazione dell’opera d’arte. Gli imputati - in base a quanto ricostruito dalle indagini – sono cinque, tra i quali l’ultimo possessore della statua, Serenelli. A giugno del 2017 però il giudice assolve gli imputati "perché il fatto non sussiste", la formula più ampia, in quanto gli acquirenti della statua, tranne il primo che nel frattempo era morto, dimostrano di averla comprata in totale buona fede, senza sapere che era stata rubata. A quel punto Serenelli, nel 2020, avvia una causa civile in tribunale di Macerata, citando in giudizio la curia arcivescovile e l’arcidiocesi di Camerino, nonché la parrocchia di Riofreddo, e chiedendo la restituzione della statua. I tre enti ecclesiastici si sono affidati alla difesa dell’avvocato Giuseppe De Rosa. E nelle settimane scorse è arrivata la sentenza: il tribunale ha respinto la richiesta dell’antiquario, poiché non è riuscito a dimostrare l’effettiva sua proprietà del bene culturale. La sentenza lo ha anche condannato al pagamento delle spese di giudizio. Nel frattempo la statua è stata riconsegnata alla parrocchia e ridestinata all’uso di culto.

p. p.