Macerata, 25 settembre 2024 – "Il locale una bettola e i proprietari cafoni". È finita a processo per diffamazione una donna di 53 anni, nata a L’Aquila, che aveva lasciato prima su TripAdvisor e poi sulla pagina Facebook "Gufo? No grazie!" due recensioni negative su un ristorante di Recanati. Ieri in tribunale, davanti al giudice Andrea Belli, sono stati ascoltati la titolare, una recanatese, e il marito della signora che lavora nel locale. I fatti risalgono al 19 e al 24 agosto del 2017.
Secondo l’accusa, la donna finita nei guai per diffamazione, dopo essere stata a cena con la famiglia nel locale della città leopardiana, avrebbe lasciato sul noto sito di recensioni un commento ritenuto negativo, lamentando un ritardo nel ricevere i primi piatti ordinati. "Neanche una parola di scuse, ma solo molta, troppa aggressione" avrebbe scritto e, nel descrivere il locale, avrebbe aggiunto "l’estrema aggressività e maleducazione dei gestori".
La recensione, a causa del presunto tono inappropriato, aveva indotto gli amministratori della piattaforma prima a richiedere una modifica poi alla rimozione del commento, che era comunque circolato tra gli utenti. Qualche giorno dopo era comparsa un’altra recensione negativa sulla pagina Facebook "Gufo? No grazie!". "Posto tipo bettola, normale con molto casino, dal quale siamo stati addirittura cacciati solo per aver espresso disappunto rispetto al ritardo (un’ora e mezza) con cui ci hanno portato i primi. Ecco: cacciati. Il posto sostanzialmente una trappola, si mangia in maniera assolutamente ordinaria se non scarsa, costa tanto ed i proprietari sono dei veri cafoni".
Il commento aveva suscitato numerose reazioni e una vivace discussione tra gli utenti, come avviene spesso in casi del genere. Ieri in aula sono stati sentiti la titolare, che si è costituita parte offesa nel procedimento penale ed è difesa dall’avvocato Paolo Carnevali, e il marito. Secondo la versione della titolare la cena era stata offerta dai ristoratori per compensare il malcontento dimostrato dalla cliente. Quest’ultima, difesa dall’avvocato Enrico Maria Bozza, è accusata del reato di diffamazione.