Reati fiscali contestati al consigliere comunale Gianluca Crocetti (Fdi) in un procedimento che, dopo due condanne, attende la pronuncia in Cassazione, e un altro iniziato in tribunale. Stessa accusa, evasione fiscale. La prima vicenda risale al 2012-2013 quando, amministratore della lavanderia industriale Lc srl, per evadere imposte e tasse avrebbe usato fatture per operazioni inesistenti emesse da due ditte abruzzesi: Dolce Vita e Fct. Nel 2012 da Dolce Vita avrebbe avuto fatture per un imponibile di 437.000 euro e Iva per 91.000; dalla Fct per 1.600.000 euro e 351.000 d’Iva. Nel 2013 avrebbe avuto da Dolce Vita fatture per 302mila euro e 63mila di Iva. Nel 2012 avrebbe poi emesso per Dolce Vita fatture da 101mila euro, e 21mila di Iva. Nel 2013 avrebbe emesso per la Tecnoforni fatture per 561mila euro, per la Zeiss per 1.600.0000 euro di imponibile e per Capital Holding da 1.599.000 euro. Le indagini partirono dopo l’incendio alla lavanderia, il 30 gennaio 2013, e la denuncia della distruzione di 250mila euro di merce. Dai controlli emerse l’acquisto di materiale detergente da Dolce Vita, che l’aveva comprato da Tecnoforni, azienda risultata priva di struttura e dipendenti. Poi nel 2013 Lc aveva rivenduto a Tecnoforni la stessa merce generando credito Iva. Dai documenti però la biancheria non era nel magazzino di Lc prima del rogo e altra merce fatturata tra le società risultava solo sulla carta. Peraltro, Fct si occupava di lavori di ristrutturazione non di biancheria. Fct e Dolce Vita avevano la stessa sede legale, ma dalle fatture risultava che la prima avesse ceduto merce alla seconda che l’aveva rivenduta a Lc. Quanto a Capital Holding, nel bilancio non figurano operazioni con Lc ed emergerebbe con l’unico ruolo di emettere fatture.
Dalla ricostruzione, contestato a Crocetti l’uso di questi documenti per evadere le tasse. Per questo, la condanna in primo grado a due anni e due mesi e l’interdizione dai pubblici uffici per un anno e sei mesi. Sentenza confermata in appello con lieve riduzione di pena e nei mesi scorsi è stato presentato ricorso in Cassazione. Nel frattempo, in tribunale a Macerata aperto un altro processo per fatti tra il 2016 e il 2019. Con la Tex Italy di P. Recanati sarebbero state usate fatture per operazioni inesistenti emesse da Gotham srl per un imponibile di 368mila euro e 81mila di Iva. Così Crocetti avrebbe risparmiato 101mila euro di Ires e 81mila di Iva. Con la Lc le fatture false sarebbero state emesse da A&B srl per un milione di imponibile e 260mila euro di Iva, un risparmio di Ires di 353mila euro e 260mila di Iva. Nel 2018 avrebbe usato le fatture emesse da Lual per 158mila euro e 34mila di Iva, e da G&G servizi alberghieri per 281mila euro e 61mila di Iva con risparmio di 62mila euro di Ires e 97mila di Iva. Oltre all’accusa di evasione fiscale per il 2016, 2017, 2018, Crocetti imputato per occultamento di documenti contabili. Per questo secondo procedimento potrà dimostrare in aula la sua innocenza. È difeso dagli avvocati Enrico e Massimo Di Bonaventura.