
di Paola Pagnanelli
Prosciutti di Parma e San Daniele fatti con maiali di razza danese, non ammessi dal disciplinare della Dop. Per questo, è finito sotto processo Stefano Vissani, tolentinate titolare della società "La cisterna" che alleva e vende suini. I fatti, che risalirebbero agli anni 2016 e 2017, erano emersi in seguito a una segnalazione confidenziale, in base alla quale il dipendente di una società torinese avrebbe commercializzato in Italia seme di verro Duroc danese, il cui uso è possibile, ma è escluso dai disciplinari per il prosciutto di Parma, il San Daniele e il crudo di Cuneo, che ammettono solo il Duroc italiano. Sarebbe partito un vasto accertamento dal Piemonte, condotto dall’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi alimentari di Roma, e dai primi 27 indagati si sarebbe arrivati a 202 persone coinvolte nella vicenda, soprattutto al nord, ma non solo. In 141 allevamenti furono sequestrate decine di migliaia di cosce di prosciutto, per un valore di alcuni milioni di euro. In sostanza, gli allevatori avrebbero comprato il seme di verro danese, perché questa specie sarebbe più performante, con una crescita più rapida e dunque più vantaggiosa per il produttore; poi avrebbero alterato i documenti, per far figurare che si trattava di verro Duroc italiano, e in questo modo i prodotti suini sarebbero stati venduti ai produttori nei circuiti del Parma e del San Daniele. Tra gli allevatori finiti nel mirino della maxi inchiesta ci fu anche Vissani, accusato di avere immesso 2.062 cosce nella filiera produttiva del Parma, e 1.329 nella filiera del San Daniele. Da qui per lui le accuse di falso ideologico in atti ufficiali e frode aggravata nel commercio. Ieri mattina, per il tolentinate si è aperto il processo, in tribunale a Macerata. Sia il Consorzio prosciutto di Parma sia quello del San Daniele si sono costituiti parti civili. Il giudice Paolo Properzi ha rinviato l’udienza al primo luglio, per iniziare a sentire i testimoni dell’accusa citati dal pm Francesca D’Arienzo. Vissani, difeso dall’avvocato Paolo Cammertoni, potrà dare una sua versione.