PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Processo bis sull’omicidio. Accuse incrociate in aula sui maltrattamenti a Rosina

Le testimonianze di amici, parrucchiere e vicini di casa dell’anziana: i difensori di marito, figlia e nipote puntano il dito l’uno contro l’altro .

Processo bis sull’omicidio. Accuse incrociate in aula sui maltrattamenti a Rosina

Processo bis sull’omicidio. Accuse incrociate in aula sui maltrattamenti a Rosina

Rosina era isolata in casa sua e si sentiva minacciata. È l’elemento ribadito ieri in corte d’appello ad Ancona, nel processo di secondo grado sull’omicidio della 78enne Rosina Carsetti, trovata senza vita in casa, a Montecassiano, la sera della vigilia di Natale 2020. I testimoni sentiti hanno confermato quanto detto davanti alla corte d’assise di Macerata, ma nel processo di secondo grado inizia a formarsi una contrapposizione più netta tra i tre familiari accusati del delitto: il marito Enrico Orazi, la figlia Arianna e il nipote dell’anziana Enea Simonetti, unico condannato all’ergastolo in primo grado. La corte ha chiamato a deporre Annamaria Rocchetti, Silvana Bacelli, Euro Carancini, Carla Rocco, Giampiero Brancozzi, Simona Paolini, Luciano Acciarresi, Barbara Branchesi, Franco Fabiani e Giorgia Silvestri. Si tratta di vicini di casa, del parrucchiere e dell’estetista dell’anziana, sue amiche, e del giardiniere chiamato a trasformare il giardino della villetta.

Brancozzi, unico a cui Rosina avrebbe parlato di una colluttazione avuta con il nipote, a domanda dell’avvocato Valentina Romagnoli, che difende il ragazzo, ha confermato questa circostanza. Paolini, sempre rispondendo all’avvocato Romagnoli, ha parlato dei lividi trovati sul corpo dell’anziana, che le aveva raccontato di una colluttazione con Arianna; Rosina aveva descritto la situazione difficile che viveva con i familiari, anche con il nipote, secondo lei condizionato dalla madre. Il giardiniere Fabiani ha specificato di trattare con Enrico e Arianna per i lavori da fare, e mai con Enea. In risposta a una domanda del procuratore generale Roberto Rossi, Bacelli, vicina di casa degli Orazi, ha detto che Rosina era preoccupata per la propria incolumità. L’avvocato Olindo Dionisi, che difende Arianna Orazi, ha chiesto chiarimenti alla vicina sulla conversazione avuta con la figlia di Rosina. L’avvocato Barbara Vecchioli, per Enrico Orazi, ha invece chiesto ai testimoni chi pagasse i vari conti della 78enne: erano sempre Enrico e Arianna Orazi a saldare i conti lasciati dall’anziana, quando lei non aveva i soldi per l’estetista, o per i lavori fatti nel giardino. Nel processo di appello, l’istruttoria sembra voler chiarire la questione dei maltrattamenti, per i quali tutti e tre gli imputati sono stati assolti in primo grado, e che invece per l’accusa sono il movente del delitto: quando Rosina aveva preso appuntamento con il centro antiviolenza, è stata uccisa. La difesa di Enrico sembra voler dimostrare che il marito si prendesse cura della moglie pagandole tutto, nonostante le difficoltà economiche della ditta. La difesa di Arianna mette in luce i comportamenti del nipote, per il quale la nonna aveva anche chiamato i carabinieri. La difesa di Enea cerca di sottrarre il ragazzo alle dinamiche dure della famiglia, dipingendolo come succube e in balìa della madre, in grado di pilotarlo del tutto. Nella prossima udienza, il 24 aprile, saranno sentiti i carabinieri chiamati nella villetta di Montecassiano e le amiche di Rosina. Salvo sorprese, il 29 maggio ci saranno requisitoria della procura e arringhe difensive, e il 5 giugno la sentenza sul delitto.