FRANCO VEROLI
Cronaca

Posto fisso? No, grazie. La fuga degli infermieri

Gli operatori nella graduatoria regionale snobbano la chiamata dell’Ast. Su 18 caselle, dieci sono rimaste scoperte: in tanti preferiscono il privato.

Due infermiere in servizio in una corsia d’ospedale: l’Ast è in cerca di operatori, ma mancano le disponibilità (foto d’archivio)

Due infermiere in servizio in una corsia d’ospedale: l’Ast è in cerca di operatori, ma mancano le disponibilità (foto d’archivio)

Posto fisso? No, grazie. Alla fine dello scorso dicembre, il direttore generale dell’Ast di Macerata ha disposto l’assunzione, a tempo indeterminato, di 18 infermieri, necessari per rimpiazzare il turn over e per proseguire nella graduale riduzione del precariato. Ma, almeno per ora, dovrà accontentarsi di assumerne solo otto, visto che gli altri o non hanno risposto alla proposta oppure l’hanno esplicitamente rifiutata. Sulla scorta della rilevazione dei vuoti che si creano con i pensionamenti, l’Ast ha ben pensato di poter trovare gli infermieri attingendo alla graduatoria del concorso pubblico in forma aggregata degli enti del Servizio sanitario regionale approvata nel marzo 2024 e ancora in corso di validità. Così ha interpellato con specifica comunicazione quelli presenti nella lista, secondo l’ordine di merito: diversi, però, sono rimasti completamente indifferenti, altri hanno detto che non erano proprio interessati, nonostante si trattasse di un’assunzione in ruolo, il famigerato posto fisso.

Una situazione che mette in difficoltà il sistema sanitario pubblico, frutto di molteplici fattori, il primo dei quali è quello economico. Un infermiere turnista, quello per capirci che fa anche le notti, ha uno stipendio che mediamente si attesta tra i 1.700 e i 1.900 euro mensili, cifra quest’ultima, che però si raggiunge solo a fine carriera. Ebbene, nelle cliniche private della nostra provincia, la retribuzione è mediamente superiore anche del 30%, potendo sfiorare in qualche caso i 2.500 euro al mese. In secondo luogo nel sistema pubblico gli infermieri vengono assunti con un vincolo di esclusività, non possono fare cioè la libera professione. Negli ultimi anni, questo vincolo è stata alleggerito, ma le condizioni a cui doversi attenere sono sempre molto stringenti, tanto che il più delle volte si rinunciare in partenza a chiedere la necessaria autorizzazione. Chi opera nel privato, invece, concluso il suo lavoro, può tranquillamente esercitare la libera professione, con introiti aggiuntivi. A complicare le cose c’è poi il fatto che le iscrizioni al corso di laurea in Scienze Infermieristiche sono sempre di meno: c’è un divario crescente tra i posti disponibili e i candidati. E questo, insieme, al fattore economico, mette gli infermieri nella condizione di poter legittimamente scegliere non solo se lavorare nel pubblico o nel privato, ma anche di cercare la sede ritenuta più adeguata, e anche l’ambito nel quale operare. Non è un mistero che questa figura professionale manca, in particolare, nelle Rsa e nelle case di riposo, soprattutto nell’entroterra.