Macerata, 15 febbraio 2022 - "No. Situazioni in cui ci siano state persone che si sono volontariamente infettate per evitare il vaccino non mi sono capitate. Diciamo però che c’è una certa tensione, invece, in rapporto a coloro che denunciano una o più patologie in base alle quali chiede poi l’esenzione. Però, poi si apre una discussione e di solito il confronto porta a una serena composizione della questione".
Luciano Caraceni, medico di base, ma anche coordinatore di una delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) dell’Area Vasta 3, come altri suoi colleghi, è in trincea fin dall’inizio contro la pandemia di cui ha seguito sempre attentamente l’evoluzione. "Ci sono episodi che si commentano da sé, come l’aggressione subita dalla collega Laura Sarnari che ho chiamato per esprimerle tutta la mia solidarietà – prosegue Caraceni –. Ce ne sono altri, per fortuna non gravi, in cui la discussione può essere tesa perché c’è chi ancora ha paura del vaccino o, semplicemente, perché la situazione generale in cui ci siamo trovati e ci troviamo crea un oggettivo disagio".
Il fatto è che "per far fonte a questa situazione c’è bisogno di tutti, questa storia ha segnato in maniera permanente tutti. La normalità a cui torneremo non sarà mai quella di prima".
Intanto, però, ci sono buone notizie sul fronte dei nuovi trattamenti terapeutici contro il Covid. "Ormai un po’ tutti i medici di base hanno in carico qualche paziente trattato con il Molnupiravir, il farmaco antivirale della Merck, che sta producendo buoni risultati. È chiaro che si tratta di cure mirate, su pazienti che vengono selezionati con attenzione, in quanto va somministrato nella fase dell’insorgenza della malattia, ma è un altro modo attraverso il quale contrastiamo l’epidemia".
"C’è ancora qualcuno che trascura i sintomi del virus e chiede tardi il nostro intervento, in particolare chi nega l’esistenza del Covid. E non dà importanza al contatto con un positivo". A parlare è il dottor Tommaso Claudio Corvatta, coordinatore Usca sulla costa. "Il quadro negli ultimi tempi è cambiato – prosegue –. La situazione è migliorata come numero di interventi, e il personale ora è adeguato alle necessità. Ma il nostro impegno resta sempre massimo perché in questa fase il nostro compito è individuare precocemente i casi e stabilire le terapie. Queste devono iniziare entro cinque giorni per i soggetti candidabili alle compresse anti-Covid, entro sette per gli anticorpi monoclonali. È un lavoro certosino, considerando anche le interazioni con altri farmaci.
"Da una settimana i contagi sembrano iniziare a calare – aggiunge il dottor Antonio Talpacci, coordinatore del distretto di Camerino (con San Severino e Matelica) –. Per gran parte dei casi l’intervento medico è necessario per i non vaccinati, per chi ha fatto la seconda dose più di sei mesi fa o per chi è vaccinato ma con gravi comorbidità. Stiamo utilizzando sia gli anticorpi monoclonali che il Molnupiravir. Ora sta arrivando anche un altro farmaco virale, Paxlovid, che offre una copertura ancora maggiore, più del doppio". Paxlovid, la pillola di Pfizer contro il Covid, ha ricevuto il via libera dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) il 22 gennaio scorso. E il 28 gennaio da Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.