"Nei primi nove mesi dell’anno il sistema produttivo marchigiano ha perso 4.384 imprese attive (-3.1%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Si è passati da 141.527 a 137.143 aziende in attività. Per la prima volta andiamo sotto quota 140 mila. A livello nazionale registriamo il peggior calo percentuale fra tutte le regioni italiane insieme al Molise (-2,3%)". E’ quanto afferma il presidente di Cna Marche Paolo Silenzi (nella foto), sulla base dei dati elaborati dal centro studi della confederazione. Le perdite sono più forti nelle province di Ancona (-2.185, -5,8%) e di Pesaro e Urbino (-1.388, -4,1%). Ascoli perde 458 imprese (-2,2%), mentre a Macerata si registra un calo di 226 aziende (-0,7%) e a Fermo di 127 imprese (-0,7%). Nella maggioranza dei casi, a chiudere i battenti sono imprese individuali, spesso sottocapitalizzate, mentre sono in aumento le società di capitali. Insomma, "piccolo è bello", si diceva un tempo, ma sembra non reggere più all’urto concomitante di molteplici fattori: tasse, burocrazia, inflazione, costo delle materie prime, crisi di liquidità, stretta sui prestiti bancari, clienti insolventi, calo dei consumi. I settori che perdono più imprese nelle Marche sono il commercio (-1.588) e l’agricoltura (-1254). Consistente il calo delle costruzioni (-629) e quello del manifatturiero (-612). Tra i settori manifatturieri a perdere più imprese i settori della moda, del mobile e della meccanica. Tengono alcuni settori dei servizi: informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche, l’istruzione. "L’aumento delle società di capitali, insieme alla resistenza delle imprese del terziario e dei servizi avanzati – evidenzia Silenzi – dimostra che il sistema produttivo marchigiano sta cambiando pelle".
CronacaPerse nelle Marche quattromila imprese