REDAZIONE MACERATA

"Per oltre 7 mesi le nostre aziende lavorano per pagare le tasse"

"Per oltre 7 mesi le nostre aziende lavorano per pagare le tasse"

"Per oltre 7 mesi le nostre aziende lavorano per pagare le tasse"

Fino al 10 luglio le imprese maceratesi hanno lavorato per lo Stato, solo dopo hanno iniziato a lavorare per loro. È quanto emerge dall’indagine "Comune che vai fisco che trovi" condotta dalla Cna per evidenziare l’enorme peso fiscale della tassazione, individuando il "tax free day". "Anche se rappresenta un giorno di ‘liberazione’ non ce la sentiamo di festeggiare. Per sette mesi le nostre piccole aziende lavorano per pagare le tasse, mentre per mandare avanti la baracca restano a malapena cinque mesi. Le nostre imprenditrici e i nostri imprenditori si meritano un fisco più leggero, più semplice e soprattutto più equo", afferma Maurizio Tritarelli, presidente maceratese della Confederazione. "Dal nostro studio – prosegue – risulta che avere un’azienda a Pesaro o a Urbino per un imprenditore vuol dire lavorare 201 giorni per l’erario e il resto dell’anno per la propria famiglia. Solo il prossimo 19 luglio avrà la certezza di alzare la serranda e portare a casa al tramonto l’incasso giornaliero. Ad Ancona il ‘tax free day’ scatta quattro giorni prima, il 15 luglio. Gli imprenditori maceratesi festeggiano la liberazione dalle tasse il 10 luglio, gli ascolani il 7 e i fermani il 4 luglio. È chiaro che così non si può andare avanti". Ci sono, però, sostanziali differenze a livello nazionale. "A pagare meno tributi – precisa il residente – sono quelli di Bolzano, che lavorno per lo Stato ‘solo’ fino al 18 giugno mentre all’ultimo posto ci sono gli imprenditori di Agrigento che devono aspettare il 30 luglio per lavorare per sé stessi. Nella classifica dei 114 Comuni capoluoghi di provincia Macerata è al 60esimo posto". Tritarelli non nasconde l’indignazione nei confronti delle Istituzioni e delle forze politiche: "Sembra che nel predisporre le politiche economiche e fiscali, non si tenga conto che il 98% delle imprese è di piccole e piccolissime dimensioni. Chiediamo un fisco più equo che tenga conto delle dimensioni degli introiti e sia maggiormente proporzionato. Sembrerebbe un concetto scontato, anche previsto dalla Costituzione italiana, ma nei fatti purtroppo non è così". La Cna avanza delle proposte: "Il primo passo è una seria lotta all’abusivismo e all’evasione fiscale; una concorrenza sleale che gli imprenditori onesti devono subire ogni giorno in ogni parte d’Italia. E’ poi necessario introdurre un regime di agevolazione fiscale che premi coloro che investono nella propria impresa, misura che aiuterebbe anche a combattere l’inflazione più efficacemente rispetto al rialzo indiscriminato dei tassi di interesse". "Poi, soprattutto per il nostro territorio, bisogna poter contare sulla riforma del catasto, per avvicinare il valore catastale tassato al mutevole valore di mercato, una variabilità che di certo non aiuta le imprese" , conclude Tritarelli.

f. v.