Macerata, 14 marzo 2024 – Istruttoria da rifare, nel processo sull’omicidio della 78enne maceratese Rosina Carsetti, trovata senza vita in casa a Montecassiano la sera della vigilia di Natale del 2020. La corte d’assise d’appello ha infatti deciso di richiamare i vicini di casa e gli amici della donna, oltre ai carabinieri a cui lei si era rivolta, per fare chiarezza sull’ipotesi dei maltrattamenti in famiglia, che per l’accusa sono il movente del delitto maturato proprio in famiglia. Imputati sono il nipote dell’anziana, Enea Simonetti, 24enne, in primo grado condannato all’ergastolo per aver soffocato la nonna, e poi suo nonno Enrico e sua madre Arianna Orazi, di 84 e 52 anni, rispettivamente marito e figlia di Rosina, entrambi condannati a due anni per simulazione di reato, per avere cioè provato a far credere ai carabinieri che quella sera in casa loro fosse entrato un rapinatore, e che lui avesse ucciso l’anziana.
Ora Arianna Orazi è di nuovo accusata di omicidio, il padre Enrico no. Il procuratore generale Roberto Rossi ha chiesto alla corte di risentire gli amici di Rosina, che in tribunale a Macerata raccontarono delle difficoltà della donna con i familiari, al punto da avere preso appuntamento con il Centro antiviolenza: per l’accusa sarebbe stato proprio questo passaggio, di cui la figlia era a conoscenza, a fare scattare l’omicidio. L’avvocato Valentina Romagnoli, in difesa di Simonetti, ha chiesto invece una nuova perizia medico legale, per chiarire ora e causa della morte, visto che per un’ora e mezza il ragazzo era stato fuori di casa. Inoltre, le fratture sul corpo dell’anziana non sarebbero state causate dal nipote, ma dal massaggio cardiaco fatto dal 118. La seconda richiesta è per una perizia psichiatrica, con cui fare emergere "il rapporto quasi morboso" tra la madre e il figlio. Inoltre, il difensore ha chiesto il riascolto delle intercettazioni fatte la sera dell’omicidio, quando i tre furono portati in caserma.
Gli avvocati Olindo Dionisi e Barbara Vecchioli hanno condiviso solo la richiesta di perizia medico legale. La corte d’assise, composta dal presidente Giovanni Treré con a latere il giudice Giuliana Basilli, ha disposto invece una lunga istruttoria con una quindicina di testimoni solo sui maltrattamenti, esclusi dalla sentenza di primo grado.