
In Cassazione rigettato il ricorso di Oseghale: "C’è stato anche lo stupro". I familiari della ragazza: "Parte della giustizia è stata fatta. Adesso altre indagini".
di Paola Pagnanelli
"Parte della giustizia è stata fattam, adesso bisogna solo trovare tutti i complici di Oseghale, tutti quelli che l’hanno aiutato in questo assurdo massacro". Con gli occhi lucidi Alessandra Verni ieri mattina ha commentato il rigetto del ricorso straordinario in Cassazione sull’omicidio di sua figlia Pamela Mastropietro, la 18enne romana che il 31 gennaio 2018 fu ritrovata in pezzi in due trolley abbandonati lungo la strada alla periferia di Macerata. La condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, 36enne nigeriano clandestino, è ora definitiva e lui continua a scontarla nel carcere di Ferrara.
Sul delitto, senza precedenti nella storia criminale mondiale degli ultimi 50 anni, si erano già chiusi tutti i gradi di giudizio, con i quali l’imputato era stato condannato per violenza sessuale, omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Ma i difensori, gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia hanno presentato un ricorso straordinario in Cassazione rilevando un errore di fatto: Pamela, nella loro ricostruzione, non sarebbe stata violentata in casa sotto l’effetto dell’eroina, ma dopo aver incontrato Oseghale ai giardini Diaz avrebbe avuto un rapporto sessuale con lui vicino al parco, come pagamento per l’eroina che lui le avrebbe fatto avere tramite un connazionale. Dopo il rapporto, i due avrebbero incontrato lo spacciatore e poi sarebbero andati nell’appartamento di lui. Se il rapporto era stato consensuale, Oseghale non poteva essere condannato per violenza sessuale e dunque avrebbe avuto una pena inferiore all’ergastolo. L’ipotesi non è stata ritenuta del tutto insostenibile, e quindi giovedì il ricorso è stato esaminato dai giudici della Cassazione a Roma.
Ma ieri mattina la Corte ha respinto il ricorso, che era l’ultima strada percorribile per modificare la sentenza definitiva. "Si chiude finalmente questa assurda vicenda giudiziaria" hanno commentato i familiari di Pamela, sollevati. "Oggi è una giornata importante per noi – ha detto Alessandra Verni, mamma di Pamela –. Sono felice e sollevata. Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la giustizia per mia figlia e per tutte le vittime di atrocità come quelle che abbiamo vissuto. È fondamentale che la verità venga riconosciuta e che chi ha compiuto atti così gravi ne risponda". La mamma aveva definito "una coltellata" il ricorso straordinario, che aveva interrotto i tentativi di incontrare di personale Oseghale in carcere. "Nessuna sentenza potrà mai restituire Pamela – ha aggiunto l’avvocato Marco Verni, legale della famiglia e zio della 18enne –, ma speriamo che ora sia davvero messa la parola fine a questo processo durato fin troppo. Nel rispetto delle garanzie dell’imputato, sembra che a volte ne abbiano molte meno la vittima e i parenti. Questa volta avevamo visto che non c’erano margini per un potenziale accoglimento del ricorso, ma c’è sempre tensione nell’attesa della decisione. È legittima la volontà della madre di continuare a cercare eventuali altri complici perché, come abbiamo sempre detto, dubitiamo che Oseghale possa aver fatto tutto da solo. Se da una parte dobbiamo fare i conti con la verità processuale, che a volte può non coincidere con la verità fattuale ma va rispettata, credo però sia lecito continuare a cercare un’altra eventuale parte di verità. Questa condanna speriamo possa spingere Oseghale a dire qualcosa, se la sa".