Pamela Mastropietro, processo Oseghale. La difesa ricorre in appello: "Non l'ha uccisa"

Così gli avvocati nelle 90 pagine contro la condanna all'ergastolo a carico del pusher nigeriano per il delitto della 18enne romana

Innocent Oseghale il giorno dell’arresto (foto Ansa)

Innocent Oseghale il giorno dell’arresto (foto Ansa)

Macerata, 8 gennaio 2020 - "Assolvete Innocent Oseghale dal reato di omicidio aggravato per non aver commesso il fatto perché non ci sono prove sufficienti a dimostrare che sia colpevole di aver ucciso Pamela Mastropietro". Lo hanno chiesto gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi nelle 90 pagine del ricorso in appello depositato oggi al tribunale di Ascoli contro la condanna all'ergastolo emessa dalla Corte d'Assise di Macerata a carico del pusher nigeriano per il delitto commesso il 30 gennaio 2018.

È stato ritenuto colpevole di omicidio volontario aggravato della 18enne romana, che si era allontanata il giorno prima dalla Comunità terapeutica Pars di Corridonia, violenza sessuale, distruzione e vilipendio di cadavere. I due penalisti chiedono alla Corte d'Assise d'Appello che venga rinnovata l'istruttoria dibattimentale assumendo le prove richieste da loro, ma non concesse in primo grado. Si riferiscono a una perizia super partes che accerti al di là di ogni dubbio se Pamela sia morta per l'assunzione di droga o se - come sostengono accusa e parte civile - a seguito di due coltellate inferte da Oseghale prima di fare a pezzi il cadavere, poi occultato in due borsoni ritrovati sul ciglio di una strada la mattina del 31 gennaio 2018 alle porte di Macerata.