PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Il massacro di Pamela, nuovo capitolo in Cassazione: “No all’ergastolo per Oseghale”

Presentato un ricorso straordinario per contestare la condanna per violenza sessuale. La tesi: “Il rapporto non fu in casa, ma a Fontescodella. Il nigeriano si fece “pagare“ prima”

Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa nel gennaio 2018 a Macerata

Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa nel gennaio 2018 a Macerata; in alto Innocent Oseghale

Macerata, 30 novembre 2024 – ​​​​​Un nuovo ricorso sarà discusso in Cassazione contro la condanna definitiva all’ergastolo di Innocent Oseghale, accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro. Gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia hanno infatti depositato un ricorso straordinario, contestando la condanna per il reato di violenza sessuale, e la Corte ha fissato la trattazione per il 16 gennaio. Si tratta di una procedura ammessa contro le sentenze definitive per correggere un errore materiale o di fatto. Se la questione risulta subito infondata, la Corte dichiara il ricorso inammissibile; altrimenti, fissa un’udienza in camera di consiglio per esaminarla.

Innocent Oseghale
Innocent Oseghale

Gli avvocati Matraxia e Gramenzi insistono su una diversa ricostruzione di quanto avvenuto quella maledetta mattina del 30 gennaio 2018. Secondo la versione della corte d’assise di Macerata e confermata in Cassazione lo scorso gennaio, Pamela aveva incontrato Oseghale ai giardini Diaz e gli aveva chiesto l’eroina. Lui aveva contattato Lucky Desmond e quest’ultimo aveva fornito lo stupefacente alla ragazza. Oseghale e la 18enne erano andati nella mansarda di lui in via Spalato, lei aveva assunto la sostanza e lui aveva approfittato di Pamela – una ragazza con il disturbo di personalità borderline e sotto l’effetto della droga – per avere un rapporto sessuale non protetto. La giovane poi aveva reagito a questo abuso, e lui l’aveva uccisa.

La difesa invece ha sempre proposto una ricostruzione diversa: Oseghale in aula dichiarò di aver avuto un rapporto con Pamela nel sottopasso di Fontescodella, prima di incontrare Lucky Desmond e prendere l’eroina. Questa ipotesi era stata scartata dalla corte d’assise, essendo stato dimostrato – grazie all’avvocato Marco Valerio Verni, difensore dei familiari di Pamela – che quella mattina c’era stata una grande retata nel parco, e non era dunque possibile che i due si fossero appartati nel sottopasso.

L’errore di fatto della ricostruzione sancita in Cassazione, per i difensori, consiste nell’aver considerato che sia stato Oseghale a dare l’eroina a Pamela, quando il nigeriano non aveva la sostanza. Per la Cassazione, Oseghale aveva portato Pamela nella sua mansarda perché lei si sdebitasse della droga ricevuta con un rapporto sessuale, considerata la nota inaffidabilità dei tossicodipendenti. Ma proprio per questa inaffidabilità – ribattono gli avvocati Matraxia e Gramenzi – Oseghale aveva preteso la prestazione prima di cercare il pusher, e dunque quando ancora erano ai giardini.

Oseghale si era dovuto procurare l’eroina, e prima di farlo avrebbe imposto a Pamela il rapporto: questo sarebbe l’errore di fatto nella ricostruzione della sentenza di condanna che ora i difensori hanno chiesto di correggere alla Cassazione. Il rapporto sarebbe stato dunque voluto da Pamela, e non si potrebbe più parlare di violenza sessuale. E senza la condanna per questo reato, Oseghale potrebbe non avere più l’ergastolo, ma una pena ridotta. Ora bisognerà attendere l’udienza del 16 gennaio per capire cosa decideranno i giudici.