REDAZIONE MACERATA

Pamela Mastropietro: la Cassazione conferma l’ergastolo a Oseghale. La mamma: “E’ una vittoria per lei e il suo papà”

Confermata la condanna per violenza sessuale, Alessandra Verni: “Da sei anni aspettavo questo momento, è quello che speravo. Ma la mia battaglia non finisce qui, gli chiedo di pentirsi e di dire chi era con lui”. Poi un messaggio tra le lacrime alla famiglia di Giulia Tramontano: "Combattete e non mollate mai"

Macerata, 23 gennaio 2024 – Confermata la condanna per violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale, nigeriano 35enne: respinto il ricorso e confermato l’ergastolo. L’uomo è già stato condannato in via definitiva, per aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne di Roma Pamela Mastropietro.

La Cassazione ha respinto il ricorso della difesa dell'imputato che aveva chiesto l'annullamento della condanna decisa dalla Corte di appello di Perugia nel processo bis per la sola aggravante della violenza sessuale.

In questo modo viene dunque confermato l'ergastolo per l'imputato. Innocent Oseghale è detenuto nel carcere di Forlì. La condanna per omicidio è invece già stata confermata anche in Cassazione.  Si chiude così l'ultimo passaggio di una lunga e controversa vicenda giudiziaria.

Pamela è stata uccisa sei anni fa a Macerata, i resti furono ritrovati in due trolley il 30 gennaio 2018.

Innocent Oseghale e Pamela Mastropietro
Innocent Oseghale e Pamela Mastropietro

Le parole della mamma dopo la sentenza

"Da sei anni aspettavo questo momento, è quello che speravo - ha detto Alessandra Verni -. Ma la mia battaglia non finisce qui'', continua riferendosi al fatto che la famiglia della ragazza ha sempre pensato ci possano essere altre responsabilità. Il fratello, l'avvocato Marco Valerio Verni, che sin dall'inizio della vicenda ha rappresentato le ragioni della famiglia, ha aggiunto: "Abbiamo sempre manifestato la convinzione che ci possano essere altre responsabilità".

''Oggi è una vittoria per Pamela e per Stefano (papà della ragazza morto per un malore nei mesi scorsi ndr) che sono in cielo – ha aggiunto Alessandra Verni – Ringrazio mio fratello, essendo lo zio di Pamela, per lui è stato complicato. Dopo tre gradi che hanno sempre confermato la violenza sessuale, oggi la conferma dell'ergastolo era il minimo'. “Chiedo ad Oseghale di pentirsi e di dire chi era con lui. Comunque non voglio che esca di prigione dopo 10 anni". “Io spero sempre in un pentimento di Oseghale, che lui faccia i nomi e dica tutta la verità su quello che è successo quel giorno", aveva detto anche prima della sentenza la mamma della ragazza. Sebbene a livello giudiziario non sia stato finora provato, la famiglia di Pamela è convinta che il nigeriano condannato non ha fatto tutto da solo, che ha avuto complici e che la verità su quel 30 gennaio 2018 è ancora lontana: "Ci sono due Dna che non si sa di chi siano, intercettazioni nelle quali alcuni personaggi dicono che quel giorno erano nella casa, ci sono troppe cose che non tornano, ci sono tanti aspetti che meritano una risposta. E qualcuno queste risposte me le deve dare. Io le pretendo", le parole di  Alessandra Verni. 

La fiaccolata e il messaggio alla famiglia di Giulia Tramontano

In occasione dell’anniversario della scomparsa di Pamela, il 30 gennaio - ha detto  Alessandra Verni - organizzerò una fiaccolata sulla panchina di piazza Re di Roma dove Pamela stava sempre". Ha poi inviato un messaggio alla famiglia di Giulia Tramontano, la donna incinta di 7 mesi uccisa con 37 coltellate dal compagno, che ha appena iniziato il processo: "Combattete e non mollate mai", ha detto tra le lacrime.

Il legale e zio di Pamela: continueremo a cercare la verità

''Lo speravamo e auspicavamo. Per noi non si doveva arrivare a questo punto, la vicenda giudiziaria poteva essere chiusa già la scorsa volta. È stato un risultato sofferto che ha prolungato il dolore e l'agonia ma siamo arrivati alla giusta conclusione. L'ergastolo è confermato''. Lo ha affermato Marco Valerio Verni dopo la sentenza. “Noi abbiamo sempre detto e siamo convinti che ci sono altri responsabili, a vario titolo, in questa diabolica vicenda e continueremo a cercare la verità. Questo per noi è un risultato importante ma, per certi versi, parziale''. Riguardo ad Oseghale ''il fatto che sia stato confermato l'ergastolo potrebbe, in astratto, portare Oseghale a fare i nomi di eventuali complici che possono averlo aiutato dopo o che avrebbero dovuto aiutarlo - conclude l'avvocato - perché ricordiamo che i resti di Pamela sono stati lasciati chiusi in due trolley sul ciglio della strada''.

Il procuratore: confermare la condanna

Il sostituto pg di Cassazione Maria Francesca Loy nella sua requisitoria davanti alla quinta sezione della Suprema Corte aveva chiesto di “confermare la condanna all'ergastolo per Innocent Oseghale”, accusato di omicidio e violenza sessuale nel processo sulla morte di Pamela Mastropietro. La pg aveva quindi chiesto di respingere il ricorso dell’imputato poiché la motivazione alla base della sentenza impugnata "ha colmato ogni lacuna" ed "è del tutto insindacabile", perché "è stata raggiunta la prova logica sulla ricostruzione dei fatti" che "non può essere in alcun modo posta in discussione". I fatti, aveva rilevato il pg richiamando la sentenza d'appello bis, "per come si sono verificati non avrebbero senso se non fosse stata commessa una violenza sessuale".

I difensori: delusi, prendiamo atto della sentenza

“Siamo delusi perché ritenevamo valide le nostre argomentazioni. Ne prendiamo atto'', ha detto l'avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, di Innocent Oseghale.

"Chiediamo l'annullamento della parte inerente l'aggravante della violenza sessuale", le parole dei legali prima della sentenza, rilevando che "il pg ha parlato di prova logica, invece è del tutto illogica. Bisogna verificare se i dati processuali disponibili sono stati valutati nella loro completezza, se ci sono contraddizioni, e per noi ci sono". Il "percorso argomentativo” – avevano aggiunto – è illogico e contraddittorio". 

Foto e striscioni per Pamela

''Giustizia per Pamela'': fuori dalla Suprema Corte c’erano gli amici e i parenti della ragazza con striscioni e foto di Pamela con una coroncina in testa. Con loro anche la mamma che ha ricevuto il sostegno anche di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa oltre 40 anni fa.