PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Pamela Mastropietro, il pentito. "Oseghale l'ha uccisa me lo ha confessato"

Un detenuto nello stesso carcere lo accusa, lui nega: "Non è vero"

Innocent Oseghale il giorno dell’arresto (foto Ansa)

Innocent Oseghale il giorno dell’arresto (foto Ansa)

Macerata, 19 settembre 2018 - Un pentito accusa Oseghale: «In cella con me, ha confessato di aver violentato e ucciso Pamela Mastropietro». Di questo si è parlato ieri in carcere nel lungo interrogatorio, durante il quale il procuratore capo Giovanni Giorgio ha chiesto conto al 29enne nigeriano delle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia in merito al delitto del 30 gennaio.

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Il pentito, un siciliano che sta scontando una condanna definitiva, da metà luglio a metà agosto è stato in carcere a Marino del Tronto. Al termine di questo periodo, ha contattato gli inquirenti dicendo che Oseghale in cella con lui si sarebbe confidato, ammettendo le sue responsabilità. Il nigeriano avrebbe ammesso di aver avuto un rapporto con Pamela vicino ai giardini Diaz, poi di averla portata a casa, in via Spalato, per prendere l’eroina. Pamela si sarebbe messa a piangere, avrebbe detto di voler andare via da quella casa. Lui le avrebbe dato un calcio alle gambe e poi l’avrebbe uccisa. Le frasi riferite dal pentito sarebbero una confessione del delitto, che invece finora Innocent Oseghale ha sempre negato.

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In carcere ieri, dalle 11.30 alle 15, il procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio ha messo il nigeriano di fronte a queste dichiarazioni, per sentire cosa avesse da dire in proposito. E di nuovo l’indagato ha negato l’omicidio e la violenza sessuale. Assistito dagli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, ha ribadito di aver colpito la diciottenne romana solo quando lei era già morta, dopo l’assunzione dell’eroina. «Conosco quel pentito – ha spiegato poi – ma non sono mai stato in cella con lui. Appena arrivò mi chiamò macellaio e mi tirò una bottiglietta d’acqua. Non ci ho mai parlato». «Il carcere dispose il divieto di incontro per loro due – aggiunge l’avvocato Gramenzi –, e Oseghale ha assicurato al procuratore di non avergli mai parlato. Si è confidato molto invece con un altro detenuto, che è da tempo in cella con lui, un italiano che parla inglese e con cui ha instaurato un rapporto di amicizia. La versione di Oseghale resta la stessa: nessuna violenza sessuale, nessun omicidio. Lui l’ha fatta a pezzi solo quando era già morta per l’overdose, per disfarsi del cadavere».

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Secondo i difensori, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia potrebbero essere dettate più dalla sua speranza di ottenere benefici personali in termini di riduzioni della pena, che collegate a un dato reale. Dopo il lungo interrogatorio, comunque, la procura ha formalmente chiuso le indagini sul macabro delitto. Oseghale resta accusato di violenza sessuale, occultamento e vilipendio di cadavere. I difensori ora hanno venti giorni per chiedere un nuovo interrogatorio o depositare memorie e documenti. Poi ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio, e il processo.