Macerata, 19 luglio 2018 - "Quando sono tornato a casa, Pamela era già morta". Questo dirà venerdì mattina Innocent Oseghale, accusato per l'omicidio della diciottenne romana Pamela Mastropietro, avvenuto a Macerata il 30 gennaio. "Il nigeriano ha chiesto di essere sentito per confessare, per ammettere le sue responsabilità, ma sull'omicidio continuerà a proclamarsi innocente", ha anticipato l'avvocato Umberto Gramenzi, che lo difende con il collega Simone Matraxia.
Al termine delle indagini, il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Stefania Ciccioli hanno accusato Oseghale di essere il solo responsabile del macabro delitto: quel giorno avrebbe accolto la ragazza in casa, le avrebbe messo a disposizione l'eroina e l'avrebbe violentata; poi, per non far scoprire questa violenza, l'avrebbe uccisa con due coltellate al fegato e poi fatta a pezzi, lavandola con la candeggina e asportando alcune parti dove pensava si potessero trovare delle tracce. Infine, l'avrebbe chiusa in due trolley e l'avrebbe abbandonata sul bordo di una strada di campagna, dove sarebbe arrivato in taxi.
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La procura ha trovato il suo materiale biologico nella ragazza, e le sue impronte sul sangue nella mansarda dove lei sarebbe stata uccisa e fatta a pezzi. Eppure a quanto sembra anche venerdì, nell'interrogatorio chiesto da lui, il nigeriano continuerà a proclamarsi innocente. Bisognerà vedere ora se fornirà elementi nuovi a sostegno della sua teoria, tali da far emergere una diversa ricostruzione di quell'orrore.
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