PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Otto palazzine da demolire. Maxi cantiere da 50 milioni ostaggio di due cortiletti. E i fondi rischiano di sfumare

Via Zorli, l’operazione è bloccata dal pignoramento di due piccole aree senza alcun valore. In bilico l’intervento più grande e complesso di tutto il cratere. Interessate 120 famiglie.

Otto palazzine da demolire. Maxi cantiere da 50 milioni ostaggio di due cortiletti. E i fondi rischiano di sfumare

Due cortiletti di 30 metri quadrati tengono in ostaggio un cantiere della ricostruzione del valore di 50 milioni di euro, che riguarda otto palazzine, una strada pubblica e 120 famiglie. Se i lavori non inizieranno entro dicembre, si perderà una fetta di finanziamenti, l’intervento salterà e le palazzine resteranno pericolanti, con il rischio di crollare sulla strada alla prossima scossa. Tutto per una micro procedura esecutiva, che sarà tanto dannosa quanto inutile senza questi lavori. Si tratta dei condomini tra via Pantaleoni e via Zorli, l’opera più grande e complessa del cratere e con pochi confronti anche in altri interventi di ricostruzione: 10mila metri quadrati, 35mila metri cubi, 120 appartamenti, diecimila metri cubi di macerie che saranno prodotte e rimosse con 600 viaggi di mezzi.

La scorsa estate, era stata dato come imminente l’inizio dei lavori dopo che il commissario Guido Castelli aveva annunciato il finanziamento, con 8 milioni e 800mila euro, dei lavori per rinforzare il muro che sorregge la strada, lavori necessari prima di demolire le palazzine per evitare cedimenti in via Pantaleoni. Ma da allora, nulla si è mosso, e il motivo è legato a 30 metri quadrati. Dopo il terremoto, quattro palazzine sono state subito dichiarate inagibili. Le altre quattro no, ma i residenti le hanno dovute lasciare lo stesso, senza avere neanche il contributo. Una costruzione in mezzo, attaccata ai condomini, non ha avuto danni. Tuttavia, essendo tutti gli edifici legati tra loro, non era possibile demolirne e distruggerne solo alcuni, perché tutti sarebbero stati compromessi dai lavori. Dunque, si doveva fare un intervento in blocco, da finanziare con fondi della ricostruzione e dell’ecobonus, per coprire tutte le spese necessarie. Per fare questo, era necessario sanare tutti i piccoli abusi nei singoli appartamenti: si è trattato, in questo caso, della bellezza di 70 pratiche nel complesso. La demolizione poi avrebbe compromesso la stabilità di via Pantaleoni, trafficatissima strada a un passo dallo Sferisterio. Ci voleva un consistente intervento di stabilizzazione per una strada comunale. Chi lo paga? In teoria, non l’Usr, che finanzia solo opere danneggiate dal terremoto. Ma neanche il Comune può finanziare un intervento simile per i danni prodotti da un intervento privato. Alla fine, il commissario straordinario Castelli ha inserito anche la stabilizzazione della strada nella ricostruzione, con un finanziamento di quasi nove milioni.

Nel frattempo l’amministratore di condominio Marco Paolucci, con gli ingegneri Paolo Margione, Giuseppe Spernanzoni e Roberto Calcagni si davano da fare con i progetti e i documenti: un migliaio di elaborati sono stati presentati al Comune, e centinaia di moduli, tra l’altro in alcuni casi anche due volte perché con il passare del tempo cambiavano i modelli. Un grande lavoro è stato fatto dagli uffici, dall’assessore Silvano Iommi e dal sindaco Sandro Parcaroli, che hanno fatto tutto il possibile. Per la demolizione, servivano i consensi di tutti i proprietari. Discorso per nulla semplice. C’erano infatti i residenti proprietari di appartamenti, c’erano case intestate a persone defunte, di cui è stato necessario rintracciare gli eredi, in alcuni casi con curatori o assistenti, c’era un piccolo frustolo di proprietà della Provincia. Tutti alla fine sono stati contattati e hanno dato il consenso. Ma di tutti quei 10mila metri quadrati, ne restano 30 congelati. Erano di un erede del costruttore, pronto a cederli al condominio, come fatto con gli altri. Ma su quegli spazi – due accessi a garage e cantine – un imprenditore ha avviato una procedura esecutiva e li ha pignorati.

L’udienza sulla procedura sarà il 7 dicembre, la vendita all’asta a marzo. Sono due micro spazi attaccati ai condomini inutili per chiunque, sui quali è impossibile che il creditore possa sperare di rifarsi. Ma allo stato, sono bloccati dalla procedura esecutiva. I palazzi hanno avuto 12 milioni di fondi con il 110 per cento, ma se i lavori non iniziano entro il 2023 saranno persi, e senza quelli la ricostruzione sarà impossibile. Dunque 50 milioni di finanziamento andranno in fumo, e i palazzi lesionati resteranno una minaccia per tutti. Questo, per due cortiletti senza valore.