Macerata, 1 maggio 2019 - In occasione del Primo maggio, festa dei lavoratori, «voglio portare a conoscenza di tutti il fatto che, a me, il lavoro è stato ingiustamente tolto». Lo scrive in una lettera indirizzata al ministro della Salute Giulia Grillo, l'ostetrica che lavorava presso il reparto di Ostetricia dell'ospedale di Civitanova Marche e che si è rivolta al giudice del lavoro dopo il licenziamento nel novembre scorso per aver rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione trivalente per ovviare a un valore sotto soglia della parotite.
Dopo il botta e risposta tra interessata e azienda, la causa di lavoro in corso, la questione finisce sul tavolo del ministro. La vicenda scrive l'ostetrica, ribadendo di non essere no vax, non ha nulla a che fare con una «partita», di cui lei non fa parte, quella tra chi è a favore o contro le vaccinazioni.
Nella lunga missiva ripercorre le tappe della querelle. Nonostante ricordasse di aver contratto la parotite da bambina, le era stato riscontrato un valore sotto soglia; lei aveva dato la disponibilità a vaccinarsi per la patologia non acconsentendo invece, essendo immunizzata per rosolia e morbillo, all'aut-aut dell'azienda tra vaccinazione trivalente (Mpr) e licenziamento.
A quel punto si è attivata senza successo per reperire un vaccino «monocomprendente» per la parotite. Nel frattempo, ricorda, sono arrivati: l'allontanamento dal reparto, la dichiarazione d'inidoneità alla mansione e il licenziamento dall'Area vasta 3 che la donna ha impugnato.
A febbraio, tramite l'avv. Monica Seri, ha chiesto un provvedimento d'urgenza ex art. 700 per il quale attende la decisione del giudice. Da esami eseguiti presso altra Asur, racconta, ha scoperto di avere un valore di anticorpi di parotite 8,28, poco sotto la soglia prevista di 9. Così si è rivolta a specialisti secondo i quali la malattia contratta con il virus 'selvaggiò protegge per tutta la vita; e non esistono livelli di anticorpi validati come protettivi.
Poi si è sottoposta a due prelievi presso altri laboratori con metodiche differenti, risultando «immune» alla parotite. «Evidenze mediche», lamenta, che non sarebbero state considerate dal medico competente e della commissione medica per decidere i suoi ricorsi e che, secondo l'interessata, dimostrerebbero l'illegittimità del suo licenziamento.