ANTONIO TUBALDI
Cronaca

Orti per gli anziani, l’Ircer rilancia il progetto

Ripuliti i terreni a Chiarino, ora si pensa a una nuova organizzazione dei piccoli appezzamenti pensati per i pensionati ma non solo

La manutenzione degli orti a Chiarino

La manutenzione degli orti a Chiarino

Dopo anni di incuria e difficoltà, gli orti sociali della Fondazione Ircer tornano al centro dell’attenzione grazie a un primo, importante intervento di manutenzione. Mercoledì scorso è stato effettuato il taglio dell’erba nei terreni in località Chiarino di Recanati, primo passo concreto verso la riqualificazione di un progetto che, fin dalla sua nascita nel 2014, ha rappresentato un esempio virtuoso di promozione sociale e condivisione. La pulizia dell’area, invasa da erbe infestanti che rischiavano di compromettere le colture, ha richiesto un’intera giornata di lavoro, ma ha restituito dignità a uno spazio che in passato ha unito generazioni diverse nel nome della terra.

"Abbiamo restituito un’area decorosa per questa iniziativa che offre non solo un servizio, ma anche uno svago – ha dichiarato Alessio Bonifazi, consigliere Ircer con delega agli orti. È un modo per riscoprire il valore della natura, del tempo lento e dei legami autentici". Con l’occasione, è stata fatta anche una ricognizione dell’intera area, che ha evidenziato varie criticità: orti in stato di abbandono, assenza di un cassone per il deposito delle erbacce e una generale necessità di riorganizzazione. Insieme con Emilio Romoli, ideatore allora del progetto, è nata l’idea di una ristrutturazione più ampia, volta a rilanciare gli orti sociali come spazio di inclusione e comunità. "Prima dell’estate – ha annunciato il presidente della Fondazione, Riccardo Ficara Pigini – incontreremo tutti gli ortisti per discutere insieme il futuro degli orti sociali, un patrimonio da tutelare e non disperdere".

Tuttavia, a minare l’entusiasmo e la partecipazione degli assegnatari è stato, negli anni, un nemico tanto concreto quanto scoraggiante: i furti. Proprio i continui episodi di ruberie – più che la fatica del lavoro nei campi – hanno spinto molti coltivatori ad abbandonare, tanto che degli oltre 60 orti inizialmente assegnati, quasi la metà oggi risulta inattiva. Pomodori, zucchine, insalata e frutta sono spesso finiti nelle mani di ignoti che, approfittando dell’isolamento dell’area, hanno portato via non solo i frutti della terra, ma anche la passione di chi li aveva coltivati. Il progetto era nato con grande entusiasmo, coinvolgendo soprattutto pensionati ma anche lavoratori più giovani, offrendo loro non solo ortaggi genuini, ma anche un’occasione di socialità. Il recupero degli orti sociali non passa solo per la pulizia e la riorganizzazione, ma anche per il rafforzamento del senso di sicurezza. Solo così, quel piccolo grande sogno di comunità potrà tornare a germogliare.

Antonio Tubaldi