di Paola Pagnanelli
Processo con il rito abbreviato per l’omicidio sul lungomare di Civitanova, commesso la sera dell’8 agosto scorso. Imputato di omicidio volontario è il tunisino 27enne Haithem Saidi: sarebbe stato lui a ferire a morte con un coltello il 30enne Rachid Amri, che era suo cugino. Tuttora irreperibile il presunto complice nel delitto, Chokri Tayari. Il fatto avvenne sul lungomare Piermanni e sollevò molto allarme, nel pieno della stagione turistica. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, con il coordinamento del sostituto procuratore Stefania Ciccioli, quella sera Saidi e Tayari, accompagnati in auto da un connazionale, da Porto Sant’Elpidio raggiunsero Civitanova per incontrare Amri. Sarebbe nata una discussione per questioni da chiarire, terminata poi dalla coltellata inferta da Saidi al cugino. Saidi ha dichiarato poi che lui e Tayari chiamarono subito l’altro amico che aveva l’auto, dicendogli di portare subito Amri in ospedale. Ma la corsa fino a Civitanova Alta non sarebbe bastata, purtroppo, a salvare la vita al 30enne. Il giorno dopo Saidi fu arrestato dalla polizia nel condominio di Porto Sant’Elpidio dove abitava da qualche tempo. Tayari invece, un soggetto già finito negli archivi delle forze dell’ordine, è riuscito a far perdere le sue tracce e da allora è irreperibile, probabilmente fuori dall’Italia.
Ieri mattina per il tunisino, in tribunale a Macerata, si è tenuta l’udienza preliminare. Difeso dagli avvocati Francesco De Minicis e Giuliano Giordani, il nordafricano ha chiesto il processo con il rito abbreviato. E il giudice Claudio Bonifazi ha fissato al 28 settembre l’udienza per la discussione e la sentenza su quanto accaduto. È possibile che in aula Saidi voglia fare delle dichiarazioni ufficiali su come sarebbero andate le cose quella sera. Il ragazzo avrebbe parlato, in un primo momento, di un colpo di bastone ricevuto in testa dal cugino, e questa aggressione avrebbe scatenato la sua risposta violenta. In udienza, ieri mattina, gli avvocati De Minicis e Giuliani hanno anche depositato la documentazione in merito al versamento di diverse migliaia di euro fatto dalla famiglia dell’imputato ai parenti della vittima, a titolo di parziale risarcimento per la morte del 30enne nei limiti delle possibilità dei genitori del nordafricano. Per Amri in ogni caso nessun parente si è costituito come parte civile nel processo, per chiedere formalmente un indennizzo per la perdita subita.