Macerata, 14 marzo 2024 - Una quindicina di testimoni saranno richiamati a deporre ad Ancona, per chiarire se Rosina Carsetti – la 78enne trovata morta in casa sua a Montecassiano la sera della vigilia di Natale del 2020 – fosse vittima di maltrattamenti da parte dei familiari. Lo ha deciso la corte d’assise d’appello, per far luce su una questione cruciale della vicenda. Per quel delitto, in primo grado è stato condannato all’ergastolo il nipote della donna, Enea Simonetti, 24enne, mentre il marito e la figlia, Enrico e Arianna, di 82 e 52 anni, sono stati condannati a due anni di reclusione per simulazione di reato (in un primo momento avevano parlato di una rapina finita male). Tutti e tre erano stati assolti dall’accusa di maltrattamenti in famiglia, nonostante quanto dichiarato dai vicini e dagli amici di Rosina, che fu uccisa pochi giorni dopo aver preso appuntamento con il Centro antiviolenza di Macerata.
La sentenza, emessa a dicembre 2022 dalla corte d’assise di Macerata composta dai giudici Andrea Belli e Daniela Bellesi, è stata impugnata sia dalla procura, sia dalla difesa di Simonetti. "Insisto nella rinnovazione probatoria per un dato di notevole rilievo nella prospettazione dell’accusa – ha esordito il procuratore generale della corte d’appello di Ancona, Roberto Rossi –. I maltrattamenti ipotizzati costituiscono per l’accusa un punto fondamentale, perché è in essi, secondo la nostra ricostruzione, che va ricercato il movente del delitto. Per noi è essenziale chiarire questo punto".
Per Enea Simonetti, l’avvocato Valentina Romagnoli ha chiesto una perizia medico legale, per precisare l’ora della morte, le cause della morte e anche le modalità con cui Rosina sarebbe stata uccisa quella sera. Ha chiesto poi una perizia psichiatrica sul ragazzo ed eventualmente sulla madre. Infine ha chiesto di rivalutare le intercettazioni fatte la sera del delitto nella caserma dei carabinieri di Macerata.
Per Arianna Orazi l’avvocato Olindo Dionisi, che non ha impugnato la sentenza di primo grado, ha chiesto di non rinnovare l’istruttoria, già svolta in modo esaustivo. Non si è opposto a una perizia medico legale, si è invece opposto a quella psichiatrica, "che a distanza di anni nulla aggiungerebbe sui fatti a questa corte".
Infine l’avvocato Barbara Vecchioli, per Enrico Orazi, marito della vittima, ha concordato sulla perizia medico legale, ma si è opposta alle altre richieste della difesa di Simonetti e in particolare al riesame delle intercettazioni.
La corte, composta dal presidente Giovanni Treré con a latere il giudice Giuliana Basilli, ha deciso alla fine di riascoltare numerosi testimoni, anche più dei sei che erano stati chiesti dalla procura: si tratta dei vicini di casa, degli amici di Rosina a cui lei aveva confidato le sue difficoltà con il marito, la figlia e il nipote, e poi di due carabinieri, uno a cui lei si era rivolta un giorno a Montecassiano per segnalare i comportamenti di Enrico Orazi, e l’altro intervenuto a novembre 2020, quando lei aveva telefonato al 112 dicendo che il nipote le faceva paura e stava spaccando tutto.
Inoltre, la corte ha disposto di risentire due detenute, che furono compagne di cella di Arianna Orazi durante la custodia cautelare, e che avrebbero raccolto le confessioni della donna. Le prossime udienze per ascoltarli sono state fissate al 10 e al 24 aprile. A quel punto i giudici valuteranno come procedere con le istanze della difesa che, per ora, non sono state accolte.