Macerata, 10 luglio 2024 – Ergastolo alla figlia, 27 anni al nipote e quattro anni e mezzo al marito. Questa la sentenza pronunciata poco prima delle 13 dalla corte d’assise d’appello sull’omicidio di Rosina Carsetti, la 78enne trovata morta in casa sua, a Montecassiano di Macerata, la sera del 24 dicembre 2020.
Del delitto sono stati ritenuti colpevoli la figlia di Rosina, Arianna Orazi, e il nipote Enea Simonetti, condannati anche per i maltrattamenti fatti subire all’anziana. Rosina si era rivolta al centro antiviolenza di Macerata, aveva preso un appuntamento per il 27 dicembre e i familiari, che ascoltavano le sue telefonate, lo sapevano. Il movente dell’omicidio, per l’accusa, era proprio questo: Rosina non doveva denunciare il nipote dei maltrattamenti. Per i maltrattamenti, la corte ha condannato anche il marito Enrico Orazi, a una pena complessiva di quattro anni e mezzo. Nella penultima udienza, l’uomo aveva sostenuto di essere stato lui a uccidere la moglie, ma le sue parole, lette a fatica, non hanno convinto la corte.
In primo grado, a Macerata, solo Enea era stato condannato all’ergastolo per omicidio, mentre sua madre e suo nonno erano stati condannati a due anni solo per la simulazione di reato: all’arrivo dei carabinieri, avevano detto che uno sconosciuto era entrato in casa, aveva ucciso Rosina e portato via i soldi. Versione a cui i carabinieri di Macerata non hanno creduto mai.
Ora in appello la sentenza carica il grosso delle responsabilità su Arianna Orazi, muta dall’inizio alla fine del processo, ma con un vistoso tatuaggio sul braccio, il nome del figlio, coinvolto con lei in questa storia nera e condannato a 27 anni per l'omicidio e i maltrattamenti alla nonna.