REDAZIONE MACERATA

"Non si muoveva, pensavo stesse morendo. Ho agito d’istinto e gli ho fatto il massaggio cardiaco"

"L’ho visto accasciarsi, faticava a respirare. Ho avuto paura che morisse e ho iniziato a fargli la respirazione bocca a...

"L’ho visto accasciarsi, faticava a respirare. Ho avuto paura che morisse e ho iniziato a fargli la respirazione bocca a...

"L’ho visto accasciarsi, faticava a respirare. Ho avuto paura che morisse e ho iniziato a fargli la respirazione bocca a...

"L’ho visto accasciarsi, faticava a respirare. Ho avuto paura che morisse e ho iniziato a fargli la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco: avevo fatto un corso di primo soccorso anni fa al lavoro, ma ho agito d’istinto, senza pensarci". Fabrizio Sabatini, ingegnere elettronico di Nocera Umbra, rivive così i drammatici momenti vissuti ieri mattina a Camerino, quando durante una gara di ruzzola un suo compagno di squadra è stato colto da un attacco cardiaco. "Eravamo in strada, a un certo punto ho visto il mio compagno cadere a terra, così sono corso da lui per aiutarlo a rialzarsi. Ma mi sono subito reso conto che era successo qualcosa di grave: non si muoveva, non si lamentava, faticava a respirare. Mi sono spaventato – racconta Sabatini –, e ho pensato che stesse morendo". Rispolverando le nozioni apprese anni prima in un corso di primo soccorso, l’ingegnere umbro ha provato "a sentire il polso e la carotide, ma non sentivo nulla. Ho provato con la respirazione bocca a bocca, poi con il massaggio cardiaco". Nel frattempo qualcuno ha chiamato i soccorsi e dal 118 hanno dato istruzioni telefonicamente su come procedere. "È arrivata anche un’altra persona a darmi il cambio: lui faceva il massaggio e io la respirazione – prosegue Sabatini –. Non so per quanto tempo siamo andati avanti". Poi è arrivata l’ambulanza e gli operatori sanitari sono intervenuti con il defibrillatore, stabilizzando il 56enne. "So che ora sta meglio – conclude Sabatini –. I nostri compagni mi hanno detto che il mio intervento è stato fondamentale, fosse stato da solo non ce l’avrebbe fatta". Il lieto fine è stato il frutto di una serie di fortunate circostanze. "Io – dice Sabatini (nella foto) – lavoro a Milano e torno solo ogni tanto. Peraltro è un caso che sia nella squadra di Città di Castello e che oggi (ieri, ndr) fossi lì. Evidentemente era così che dovevano andare le cose".

Giancarlo Falcioni