PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

"Non riavrò la mia Cristina, ma basta errori"

Il papà della ragazza morta a Madonna di Campiglio "Voglio proteggere chi va in montagna a divertirsi".

"Non riavrò la mia Cristina, ma basta errori"

"Non voglio soldi, ma solo capire se si possa fare qualcosa di meglio per proteggere chi va in montagna per divertirsi". Così Carlo Cesari, padre della 25enne Cristina morta a Madonna di Campiglio a febbraio del 2020, commenta il rinvio a giudizio dei tre dirigenti della società che gestisce le piste, accusati di omicidio colposo.

Nei giorni scorsi, nonostante la procura di Trento per tre volte avesse chiesto l’archiviazione del fascicolo, il giudice ha disposto l’imputazione coatta per il presidente del Cda della società Funivie Madonna di Campiglio, del direttore della stessa società e di Mauro Maffei, responsabile della manutenzione dei tracciati. Il tribunale ha accolto l’opposizione presentata dai genitori di Cristina, difesi dagli avvocati Gabriele Cofanelli e Flavio Moccia.

"La procura ha sempre rigettato ogni nostra istanza, per fortuna il giudice è stato equilibrato e ha respinto le loro obiezioni, facendo quello che doveva. Abbiamo le perizie sulle condizioni di quella pista". Scendendo dal tratto chiamato Nube d’oro, Cristina finì in un’altra pista più ripida, che non era segnalata. Nonostante fosse un’abile sciatrice, quel volo le fu fatale.

Da allora, lì è cambiato qualcosa?

"Una settimana dopo l’incidente sono state messe delle paline, anche il giudice ne ha chiesto il motivo ai tre indagati. Se cambiassero lo stato dei luoghi, sarebbe un’autoaccusa per loro. Ma quella scorciatoia che collegava le due piste non è stata più battuta, per l’intersezione servivano cartelli segnaletici che invece non c’erano".

Cosa si aspetta dal processo? "Che se qualcuno ha sbagliato stia più attento. La condanna non risolverà il mio problema. Ma se questi ragazzi vanno a sciare e spendono soldi, anche parecchi, non possono precipitare da una pista all’altra. Lo sciatore ignaro che percorre la pista sottostante non può vedersi arrivare un altro da sopra, che magari lo ammazza. Cristina sciava bene, ma è stata tratta in inganno dalla mancanza di segnalazioni; bianco su bianco, ha capito dove si trovasse solo quando era lì".

Ogni fase di questa inchiesta deve essere uno strazio per voi.

"Portare avanti questa battaglia non è semplice. Sentire gli indagati che si difendono dicendo cose assurde non è simpatico. Avevano un atteggiamento un po’ di sberleffo nei nostri confronti. E poi la giustizia è lenta, ed è anche costosa. Ma piano piano arriva. Loro forse sono abituati con gente che si arrende, ci hanno offerto dei soldi, per una multinazionale non è un problema. Ma con me non funziona. Io farò quello che posso, e comunque non mollo. I loro soldi non mi interessano, mi interessa solo capire se si può evitare che questo succeda ancora".