Civitanova, 27 agosto 2023 – "Questa me la sono ritrovata stamattina avvinghiata e imprigionata in un tratto delle mie retine, quattro miglia e mezzo al largo di Civitanova. Era piena di uova e aveva decapitato con le sue micidiali chele la sogliola aggredita poco prima. E’ la terza che ho catturato nel corso di questa settimana".
Matteo Gentile, che a bordo della barchetta "Alice" esercita la piccola pesca costiera insieme al suo collaboratore Muhammad immigrato alcuni anni fa dal Bangladesh, è una delle "sentinelle" del nostro mare in relazione alle mutazioni climatiche e alle trasformazioni della fauna ittica.
Ha appena scaricato sulla banchina tutto quanto finito nelle reti e nei cestini di sua pertinenza, estesi tra il porto di Civitanova e la zona di confine con Porto Potenza.
Ospite indesiderata, c’è pure una femmina di granchio blu che, prima di finire irrimediabilmente impigliata e dunque destinata a fine ingloriosa, aveva cominciato il banchetto sfoderando la force de frappe del suo possente armamentario.
"In prospettiva bella non è – dice – ma, al momento, più che questi crostacei combinano guai i delfini. Negli ultimi giorni sono tornati sotto costa in gran numero, portandosi dietro i figliolotti nati da poco. Al punto che qualche mattina fa, mentre ero sulla barca intento al lavoro, mi sono sentito circondato come i soldati di Fort Apache assediati dagli indiani. Ci spaccano le reti – prosegue – per arrivare fino al pesce e divorarlo a spese nostre. Potendo, gli piace mangiare facile e in tutta comodità. A noi della piccola pesca provocano danni incalcolabili, ogni anno. Tra reti scassate e pesce rubato se ne vanno soldi a palate".
"Sarebbe un provvedimento buono e giusto – conclude Matteo Gentile – se lo Stato ci risarcisse, come capita agli agricoltori e agli allevatori lesi gravemente dagli animali predatori".