di Francesco Rossetti
Quest’anno a Natale sulle tavole civitanovesi vincono il territorio e la tradizione. "La gente vuole certezze, oltre a un ambiente familiare", spiegano gli autori dei vari piatti locali. E’ un trionfo, in piena regola, di tortellini e bollito, che diventa "avanguardia", nelle parole di chef Paolo Mazzieri, "perché – spiega – i giovani scoprono certi sapori". Da ‘Mangia’, tra le campagne della città Alta, il maceratese è ancora una volta protagonista, tra "capponi di nostra produzione" e la galantina "fatta in casa da mia madre". "Siamo al completo da tempo – prosegue Mazzieri – e fa piacere che ci siano famiglie che interpretano il pranzo di Natale nel nostro ristorante quasi come una consuetudine. C’è chi dall’estero torna a mangiare qui. Perché è questo ciò che vogliamo trasmettere, il rapporto umano, la familiarità". Dunque, un menù che non tradisce il passato, con galantina, cappone, creme e olive fritte e che guarda anche anche al presente, grazie alla tacchinella ripiena con le castagne e una frittatina di broccoli e tartufo. Territorio e tradizione anche alla locanda Fontezoppa, sempre tra le colline della città Alta. Lo si capisce subito scambiando qualche parola con l’amministratore Mosè Ambrosi che quando parla delle proposte sotto l’albero del ristorante cita subito un piatto tipico della zona: i Vincisgrassi. "Prenotazioni al completo già da tempo, credo sia dovuto – sostiene Ambrosi – al fatto che siamo un’azienda agricola e questo trasmette familiarità, tranquillità". Nel menù di Fontezoppa, quindi, si confermano la frittura di olive, creme e cardi ma anche salumi e formaggi, Vincisgrassi, cappone e controfiletto. Ma non è tutto. La festa continua il 26, giorno di Santo Stefano, dove "qualcuno vuol passare il Natale in famiglia per continuare la tradizione" e quindi sarà proposto un menù alla carta, con la fritturina di agnello come punta di diamante. E in pieno centro? Nel cuore del borgo marinaro, Mandì opta per gli insaccati della zona: Culatello, ciauscolo. Cremini e olive fritte non possono certo mancare e ancora una volta emergono i Vincisgrassi. Senza dimenticare i tortelloni di carne in brodo "fatti in casa". E occhi al dolce, che parla marchigiano più di tutti: il ‘Frustingo’, per il quale "eredito la tradizione da mia nonna – spiega chef Ketty Iommi – . E’ qualcosa di molto difficile da realizzare, ma allo stesso tempo rimane un’usanza piacevole". Anche in questo caso, "siamo al completo da tempo" e l’apertura riguarderà anche il 26, dove sarà a disposizione un menù alla carta. Idem per Capodanno. Come vanno gli affari? "La gente è più attenta nei consumi – conclude Iommi –, ma non ci lamentiamo".
(fotoservizio De Marco)